GLI STOICI

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Pochi anni dopo la fondazione della scuola di Epicuro , verso il 301 - 300 a.C. , Zenone di Cizio ( da non confondere con l'eleatico Zenone ) fonda in Atene un'altra scuola , la Stoà , situata non ai margini , ma al centro della città , nei pressi dell'agorà ( la piazza principale ) . Questo fatto già denota una netta differenza rispetto alla scuola epicurea : la scuola stoica s'integrerà sempre più nella realtà cittadina e nel suo apparato educativo . Un decreto cittadino , infatti , onorò Zenone per essere stato con la sua vita modello per i giovani . Morto forse per suicidio a 72 anni , verso il 262 - 61 a.C. , Zenone fu sepolto a spese pubbliche nel cimitero della città , sebbene non fosse di Atene ( infatti vi era giunto verso il 311 da Cizio , nell'isola di Cipro , ov'era nato verso il 333-32 a.C. ) . Un aneddoto racconta che ad Atene , in una bottega di libraio , udì leggere " I memorabili " di Senofonte , che parlavano di Socrate , e chiese dove si potevano trovare uomini simili . Il libraio gli indicò il cinico Cratete , che stava passando in quel momento . Zenone avrebbe dunque seguito dapprima l'insegnamento cinico , che , unitamente alla ripresa di alcuni temi platonici , avrebbe lasciato tracce in una delle sue prime opere , " La Repubblica " . In essa , infatti , egli propugnava l'abolizione della moneta , dei templi e dei matrimoni , ravvisava la vera comunità nella comunità dei buoni , ma ammetteva anche la liceità dell'incesto e , in casi di necessità , dell'antropofagia . In seguito , Zenone dovette abbandonare questo legame troppo stretto con il cinismo , studiando le tecniche della discussione e dell'argomentazione , ossia la dialettica , con Stilpone e Diodoro Crono , che la tradizione collega a un altro filone del socratismo , la scuola megarica . Ben presto , tuttavia , egli fondò una scuola propria , affiancando all'attività di insegnamento , la composizione di scritti . Nessuno di questi ci é pervenuto : di essi abbiamo soltanto titoli e scarsi frammenti . Questa sorte é toccata all'intera letteratura stoica dell'età ellenistica , sicchè per la ricostruzione di questa filosofia occorre attingere alle discussioni che ne fecero gli autori antichi , in primo luogo Cicerone . A Zenone successe nella direzione della scuola Cleante di Asso ( in Asia minore ) . Sino alla sua morte , avvenuta nel 230-29 a.C , Cleante si trovò ad affrontare , da una parte , le critiche mosse alle dottrine stoiche dagli accademici e , dall'altra , l'orientamento cinicheggiante che un altro allievo di Zenone , Aristone di Chio , voleva imprimere allo stoicismo , indicando come essenziale per la filosofia soltanto l'indagine etica . Cleante , al contrario , diede particolari contributi soprattutto alla fisica e alla teologia . L'unico scritto stoico di questo periodo a noi conservato nella sua integrità é appunto l' " Inno a Zeus " di Cleante , nel quale egli esalta il reggitore divino dell'universo . A Cleante successe Crisippo di Soli ( situata anch'essa in Asia Minore ) , che fu scolarca sino alla sua morte , avvenuta tra il 208 e il 204 a.C. Egli intraprese un'opera di sistematica ricostruzione dello stoicismo , componendo una serie enorme di opere ( circa 700 , tra cui i soli titoli di opere logiche ammontano a 311 ) . Con esse egli rispose anche alle obiezioni degli avversari , in particolare all'accademico Arcesilao . Gli scritti di Crisippo erano colmi di citazioni da scritti altrui , in particolare da poeti ; esse erano utilizzate sia per sostenere le proprie tesi sia per criticare quelle altrui , in questo senso egli fu definito polemicamente un " parassita di libri " . Ma il confronto con dottrine e argomentazioni avanzate da altri indirizzi filosofici fu essenziale per l'attività di Crisippo e , in generale , degli stoici . Essi riuscirono in tal modo a imporre il proprio vocabolario filosofico , che divenne una sorta di lingua comune , nella quale potevano essere esposti i contenuti anche di filosofie diverse dallo stoicismo . Per la sua vasta opera di difesa e sistematizzazione delle dottrine stoiche , Crisippo fu considerato una sorta di secondo fondatore dello stoicismo , tanto da generare l'affermazione che senza Crisippo non ci sarebbe stata la Stoà . Non di rado dottrine attribuite dalla tradizione antica agli stoici in generale sono riconducibili proprio a Crisippo . A lui successe il discepolo Diogene di Babilonia , originario di Seleucia , che nel 155 a.C. avrebbe fatto parte , insieme all'accademico Carneade e al peripatetico Critolao , di una celebre ambasceria inviata dagli Ateniesi a Roma . Questa data sancisce in qualche modo la data di contatto ufficiale della filosofia greca con il mondo romano . L'efficacia dell'insegnamento stoico , comunque , si protrasse sino ai primi secoli dell'impero di Roma . Gli stoici riprendono in generale la connessione stretta che Socrate e , sulla sua scia , Platone avevano stabilito fra virtù e sapere . In modi diversi , sia Aristotele sia Epicuro avevano allentato questa connessione . Con gli stoici invece il sapiente e l'uomo virtuoso tornano a coincidere . L'affermazione secondo cui il sapiente é infallibile é un dato ricorrente a partire da Zenone : la conoscenza infallibile dell'ordine razionale e divino del mondo si traduce necessariamente in un comportamento razionale del tutto conforme a quest'ordine . Il sapiente é dunque perfettamente inserito in un ordine rassicurante e presenta una regolarità di comportamenti analoga a quella della natura , senza falle nè oscillazioni . Ciò dipende dal fatto che il sapiente , per il suo sapere , si é sottratto definitivamente all'area fluttuante e ingannevole delle opinioni e delle passioni , nella quale precipita la maggior parte degli uomini . In tal modo , il sapiente stoico diventa il vero erede della morale militare , colui che non abbandona mai il proprio posto di fronte a qualsiasi attacco , tanto delle passioni quanto della sorte o dei tiranni . Di qui nasce l'immagine popolare dello stoico imperturbabile , che ancor oggi nel linguaggio e nel modo di pensare comune coincide con l'immagine del filosofo . Il nocciolo di questa immagine é la stabilità : la sapienza occupa una posizione incrollabile , é un vertice oltre il quale non si può procedere . In questa prospettiva é facile giungere ad equiparare la virtù degli dei e degli uomini e , nel caso del sapiente stoico , il dislivello rispetto alla divinità sembra addirittura scomparso . L'equiparazione tra vita del sapiente e vita divina diventa una potente affermazione del primato dell'attività filosofica su tutti gli altri tipi di vita condotti dagli uomini . Il sapiente , tuttavia , é una figura limite : gli stoici riconoscono che il sapiente non é mai esistito o , nel migliore dei casi , é esistito pochissime volte , uno ogni cinquecento anni , meno frequente dei parti di una mula , secondo Crisippo . Ciò che é importante però non é tanto la sua esistenza effettiva ; infatti , con la costruzione della figura del sapiente , gli stoici intendono presentare ai destinatari del loro insegnamento un modello , forse irraggiungibile , ma proprio per la sua globalità e radicalità capace di offrire un orientamento completamente nuovo e senza incertezza alla vita . Di fronte ad esso nè la sorte nè le vicende storiche o le condizioni fisiche , politiche o sociali hanno potere . Lo stoico che insegna nella scuola non é il sapiente , ma é almeno in grado di darne il ritratto e di indicarlo come norma . Di qui il successo per secoli dell'insegnamento stoico presso le elìte di governo nel mondo di lingua greca e a Roma . Ma quali sono i contenuti di questo insegnamento ? Gli stoici hanno una concezione fortemente unitaria e sistematica della filosofia . Questa si articola in tre parti : logica , fisica ed etica , ma tra queste parti intercorrono legami organici indisgiungibili . Essi utilizzano vari paragoni per illustrare questo aspetto : la logica é analoga alle ossa e ai nervi in un corpo vivente , l'etica alle sue carni e la fisica all'anima , oppure la logica é analoga al guscio in un uovo , l'etica alla chiara e la fisica al tuorlo . Fra le 3 parti della filosofia non esiste una gerarchia . Certo rispetto al fine del vivere bene , la logica e la fisica appaiono subordinate rispetto all'etica , ma in vista del benessere , occorre essere sapienti e quindi possedere pienamente anche la conoscenza della logica e della fisica . La tripartizione della filosofia ha quindi per gli stoici solo una funzione espositiva e pedagogica : per trasmettere la conoscenza della filosofia stoica occorre darne l'esposizione parte per parte . La sequenza consueta é : prima la logica , poi la fisica e infine l'etica . Il termine logica deriva da logos , che significa sia ragione , sia discorso . Per gli stoici essa non é , come per Aristotele , uno strumento della scienza , ma una parte specifica del sapere filosofico . I suoi oggetti sono i discorsi . Essa si articola in retorica , o scienza dei discorsi lunghi , e dialettica che Crisippo definisce come scienza delle cose significate e significanti . Si tratta allora di chiarire il senso di questa definizione . Anche per gli stoici , come per gli epicurei , la conoscenza trae origine dalla sensazione . Quando l'uomo nasce , la sua mente é una sorta di " tabula rasa " , ossia di tavoletta di cera senza segni incisi su di essa ( come già aveva sostenuto Aristotele ) ; appena un oggetto esterno colpisce i sensi si forma la rappresentazione o phantasia di esso . Le rappresentazioni sono conservate nella memoria e da memorie ripetute di una stessa cosa si formano i concetti o nozioni generali . A partire da questi concetti si possono formare , per somiglianza , analogia , trasposizione , composizione e contrarietà , altri concetti , che non hanno un corrispettivo nel mondo sensibile . Tali sono per esempio i concetti di centauro o di spazio , che non sono oggetti sensibili . Nella sua prima fase , il processo di conoscenza é puramente passivo : Zenone lo paragona alla mano aperta . Nelle fasi successive si ha invece un intervento attivo da parte di chi conosce : Zenone paragona l'assenso , dato dalla mente alla rappresentazione , alla mano parzialmente chiusa . L'assenso consiste nel porre attenzione alla rappresentazione dell'oggetto . La mano stretta a pugno corrisponde invece alla katàlepsis , che significa comprensione , nel senso letterale di " afferrare " . Secondo gli stoici l'errore é possibile e può dipendere da malattie , allucinazioni o condizioni che impediscono di percepire adeguatamente le cose . Esso consiste nel dare l'assenso a rappresentazioni che non hanno corrispondenza nella realtà . La rappresentazione catalettica o comprensiva é , invece , sempre attendibile in quanto viene impressa in base all'oggetto che la produce : essa rinvia in ogni caso alla sua causa , ossia all'oggetto reale , che é la garanzia della sua attendibilità . Essa é dunque il criterio di verità . Le opinioni , invece , sono anch'esse assenso a qualcosa , ma si tratta di un assenso debole e falso . Gli stoici , infatti , non ammettono uno stato intermedio tra il conoscere e il non conoscere . La conoscenza , o scienza vera e propria , consiste nell'afferrare una cosa in modo tale che la nostra comprensione di essa non può essere abbattuta da alcuna argomentazione : essa é paragonata da Zenone al pugno che viene stretto dall'altra mano . La conoscenza é , dunque , infallibile e può dimostrare ciò che conosce mediante proposizioni che sono necessariamente vere . A differenza degli animali , che emettono soltanto suoni , l'uomo può formulare le sue conoscenze in un linguaggio articolato , consistente di proposizioni che stabiliscono connessi corrispondenti a stati di cose o eventi del mondo . Gli stoici diedero importanti contributi allo sviluppo della grammatica , costruendo una terminologia che rimase in vigore per indicare , ad esempio , i tempi dei verbi o i casi dei nomi e degli aggettivi . Le parole , come insiemi di suoni proferiti , sono corporee , invece " ciò che é detto " o " ciò che può essere detto " ( in greco lektòn , tradotto a volte anche con significato ) é incorporeo . Corporeo , infatti , per gli stoici é ciò che ha la possibilità di agire o di subire un'azione , ma il significato di un enunciato non possiede questo requisito . Gli stoici distinguono , infatti , tra l'oggetto reale , che é corporeo , l'insieme di suoni articolati , che sono anch'essi corporei e mediante i quali significhiamo l'oggetto , e , infine , il significato ( lektòn ) , che é ciò che significhiamo mediante questi suoni : esso consente di riferire il nome alla cosa . La dialettica ha , appunto , per oggetto questi significati , non cose , ma enunciati sulle cose , ciò che si dice o si può dire su di esse . I lektà possono essere incompleti , com'é il caso di verbi senza soggetto ( per esempio " ride " ) , oppure completi ( per esempio " Socrate dorme " ) . Questi ultimi sono denominati dagli stoici axiomata , ossia proposizioni o asserti , e sono suscettibili di essere veri o falsi , come già avevano riconosciuto Platone e Aristotele . Essi pertanto si distinguono da altri tipi di lektà , quali la preghiera o il comando e così via . La verità o la falsità di essi é determinata dalla loro corrispondenza o non corrispondenza con lo stato di cose manifestato dalla rappresentazione comprensiva . Questa ci mette sempre in presenza di oggetti o eventi particolari , non universali . Secondo gli stoici non esistono universali in natura , sicchè proposizioni del tipo " l'uomo é un animale razionale " non sono propriamente vere o false ; essi pertanto trasformano questo tipo di proposizioni in proposizioni condizionali quali " se qualcosa é un uomo , allora é un animale razionale " . Ciò ha importanti conseguenze sul modo in cui gli stoici concepiscono la logica ; essa , infatti , assume a proprio oggetto non termini universali e relazioni di inclusione di generi e specie , come quella aristotelica , bensì proposizioni che enunciano fatti o eventi concernenti entità singole . Gli stoici , come già Aristotele , prestano attenzione alla forma logica di alcuni asserti e a tale scopo fanno uso di variabili per indicare appunto le proposizioni , mentre Aristotele ne aveva fatto uso per indicare i termini che costituiscono proposizioni del tipo " A é B " o , nella terminologia aristotelica , " B appartiene o inerisce ad A " . Aristotele usava lettere dell'alfabeto per indicare queste variabili , mentre gli stoici usano le espressioni : primo , secondo . Particolare attenzione é dedicata da essi alle proposizioni composte di proposizioni semplici mediante le particelle " e " , " o " , " se " . Nel primo caso si ha la congiunzione ( per esempio " é giorno e c'é luce " ) : essa é vera quando entrambe le proposizioni componenti sono vere . Mediante la particella " o " si forma invece la disgiunzione ( per esempio , " é giorno o é notte " ) : essa é vera quando solo una delle due proposizioni componenti é vera , e non entrambe . Particolare importanza secondo gli stoici rivestono i condizionali o implicazioni , che hanno la forma : " Se il primo , allora il secondo " , dove " se il primo " é l'antecedente e " allora il secondo " il conseguente : per esempio , " Se é giorno , allora c'é luce " . Un condizionale può essere valido , senza essere necessariamente vero : infatti , l'antecedente " se é giorno " può non corrispondere a uno stato di fatto ( se , per esempio , é notte ) e quindi neppure il conseguente , ma ciò non toglie validità al condizionale . Quando si può dire che un condizionale é vero ? Per gli stoici un condizionale é vero quando l'antecedente e il conseguente sono entrambe veri o entrambi falsi oppure quando l'antecedente é falso e il conseguente é vero . Esso é falso in un unico caso , ossia quando l'antecedente é vero e il conseguente é falso . I condizionali , stabilendo connessioni tra proposizioni che si riferiscono a stati di fatto o eventi , sono essenziali per la costruzione di argomentazioni . Queste sono formate da due premesse e una conclusione , ma non hanno la forma di un sillogismo aristotelico , in quanto non si fondano sulle relazioni d'inclusione fra termini che indicano concetti universali , quanto su relazioni tra proposizioni . In particolare , la dimostrazione é un ragionamento che , partendo dalle premesse , per via deduttiva , scopre una conclusione che non é manifesta . Gli stoici ritengono che tutte le argomentazioni siano riducibili a 5 schemi validi o concludenti , detti anapodittici , ossia indimostrati o indimostrabili , mediante i quali si costruiscono le dimostrazioni , ma che a loro volta non possono essere oggetto di dimostrazione . In questi schemi ricorrono alcuni tipi di proposizioni complesse , quali i condizionali , di cui si é parlato , le proposizioni congiunte ( in particolare la negazione di due proposizioni congiunte , ossia non : e p e q ) e le disgiunzioni . I 5 schemi , nei quali le lettere dell'alfabeto stanno per proposizioni , sono :

1 ) Se p , allora q , ma p dunque q ( es. Se é giorno , c'é luce ; ma é giorno , quindi c'é luce )

2 ) Se p , allora q , ma non q , dunque non p ( es . Se é giorno , c'é luce , ma non c'é luce , dunque non é giorno )

3 ) Non : e p e q ma p dunque non q ( es . Non : é giorno ed é notte , ma é giorno ; dunque non é notte )

4 ) O p o q , ma p dunque non q ( es . O é giorno o é notte , ma é giorno ; dunque non é notte )

5 ) O p o q , ma non q dunque p ( es . O é giorno o é notte , ma non é notte ; dunque é giorno )

Gli schemi argomentativi , messi in luce dall'analisi logica , riflettono le connessioni che sussistono tra gli stati di fatto e gli eventi dell'universo . La fisica é la parte della filosofia che indaga il modo in cui sono per natura le cose e i legami che intercorrono tra esse . Il mondo manifesta la presenza in esso di due principi , uno attivo e uno passivo . Riprendendo probabilmente alcune analisi aristoteliche , gli stoici identificano il principio passivo con la materia , mentre il principio attivo agisce su di essa come causa efficiente che conferisce la forma . Ma la distinzione tra i due principi é soltanto concettuale ; nella realtà sono indisgiungibili e sono entrambi corporei . Riprendendo la definizione di essere , avanzata da Platone nel " Sofista " , secondo cui l'essere é tutto ciò che ha la possibilità di compiere o di subire un'azione , essi identificano l'essere con ciò che é corpo . La materia , pertanto , in quanto passività , é soltanto un aspetto della corporeità ; l'altro aspetto é dato dal principio attivo , che gli stoici identificano con la natura o Dio , che essi chiamano anche logos , ragione . Dio , dunque , si mescola con la materia , la penetra e le dà forma : per questo aspetto la dottrina stoica fu qualificata come una forma di panteismo . L'esistenza della divinità é confermata per gli stoici dal consensus omnium ( come già per Epicuro ) , ma essi aggiungono anche alcune argomentazioni a favore di essa . Crisippo , ad esempio , formula questo ragionamento : se nel mondo c'é qualcosa che l'uomo non é in grado di produrre , allora ciò che lo produce dev'essere superiore all'uomo ; ma i cieli e tutto ciò il cui ordine é sempre lo stesso non possono essere prodotti dall'uomo ; dunque ciò che lo produce é superiore all'uomo : esso é Dio . Questa argomentazione risale dall'ordine dell'universo al suo produttore , mentre un altro argomento di tipo finalistico mira a mostrare che il mondo in cui viviamo é il migliore dei mondi possibili ed é ordinato in vista dell'uomo . In questo senso la divinità appare agli stoici , sulla scia di Platone e in netta opposizione nei confronti dell' epicureismo , come provvidenza . La divinità é ragione che fa del mondo un insieme ordinato e armonizza anche ciò che é imperfetto . Il male stesso appare giustificato nell'economia del tutto ; esso non é altro che un sottoprodotto del bene : per esempio , la fragilità della testa umana é dovuta al fatto che essa é fatta di ossa piccolissime , più adatte alla funzione che le é propria . Il principio divino é unico ; gli dei della religione tradizionale non sono altro che nomi dei fenomeni naturali e manifestazioni dell'unica divinità , che gli stoici chiamano anche Zeus . Ma anche la divinità é corporea : se fosse incorporea , essa non avrebbe possibilità di agire e ordinare razionalmente il mondo . Riprendendo la connessione di Eraclito tra Logos e fuoco , i primi stoici , Zenone e Cleante , identificano il principio attivo con il fuoco artefice . Il mondo nasce e perisce secondo una vicenda ciclica ( come già aveva sostenuto Empedocle ) : dopo un periodo di parecchie migliaia di anni , ha luogo una ekpyrosis , una conflagrazione , nella quale tutto si dissolve nel fuoco ; poi il fuoco artefice , che coincide con la ragione divina , contenente le ragioni seminali ( in greco logoi spermatikoi ) di tutte le cose , provvede a ricostruire il mondo , che ripercorre quindi un altro ciclo ; questo nuovo mondo sarà perfettamente identico al precedente : é l' eterno ritorno dell'uguale , delle stesse cose e degli stessi eventi . Esso non può essere diverso dal precedente , perchè se fosse diverso , ciò significherebbe che é migliore o peggiore del precedente , ossia che uno o l'altro non sarebbe il migliore dei mondi possibili , contraddicendo la tesi che l'azione razionale e provvidenziale della divinità dà sempre luogo al migliore dei mondi possibili . La conclusione é dunque , che ogni ciclo sarà perfettamente uguale ai precedenti . Soprattutto a partire da Crisippo il logos divino viene identificato con il pneuma , un composto di aria e fuoco . La nozione di pneuma aveva già trovato impiego nella biologia aristotelica e nella medicina , tra l'altro per spiegare i processi della respirazione e del movimento . Ad esso gli stoici attribuiscono la funzione di tenere insieme , compatti , i due elementi passivi , l'acqua e la terra : ciò dipende dalla tensione ( in greco tonos ) , che il pneuma stabilisce tra le singole parti . Esso fa , dunque , dell'universo un continuum dinamico , una sorta di unico grande essere vivente , percorso incessantemente da questo soffio caldo . Di qui deriva l'interdipendenza tra tutte le parti dell'universo , che gli stoici chiamano simpatia , nel senso che ogni evento ha ripercussioni su ogni altra parte del mondo . Ciò rafforza il senso di appartenenza dell'individuo alla totalità cosmica , nella quale tutto coopera , e spiega anche perchè gli stoici siano generalmente propensi ad accettare l' astrologia , inclusa la pratica degli oroscopi : essa , infatti , parte dall'assunzione che gli astri esercitano una influenza diretta sulla vita degli uomini non solo in generale , ma nei particolari . La concezione stoica dell'unità del cosmo , retto da un unico principio attivo , trova espressione nella teoria della causalità universale . Tutto ciò che avviene avviene per una causa , e , a sua volta , tutto ciò che avviene é causa di qualcos'altro . L'universo é retto da un'unica catena causale : un evento privo di causa frantumerebbe l'unità e la compattezza dell'universo , in quanto ci sarebbe qualcosa che non é determinato dalla natura e dalla ragione divina . Il caso é per gli stoici soltanto un nome per indicare cause che ci sono sconosciute , ma , in linea di principio , qualsiasi evento , dipendendo da una causa , può essere previsto . Su questa base gli stoici giustificano la legittimità della divinazione , ossia della predizione del futuro in base all'interpretazione dei segni che in vari modi la divinità invia agli uomini . In generale , gli stoici intendono per causa la causa produttrice di stati di cose o eventi ; Crisippo distingue ulteriormente una causa interna e una esterna : entrambe sono necessarie per produrre un determinato effetto , ma la principale é quella interna . Poniamo , per esempio , che ci sia un cilindro su un piano inclinato ; perchè esso si metta a rotolare occorre una spinta ( ecco la causa esterna ) , ma occorre anche che esso abbia una determinata natura , cioè che sia appunto di forma cilindrica ( ecco la causa interna ) : il modo in cui un oggetto reagisce a una causa esterna é dunque determinato dalla sua natura . Anche le cause interne , allora , rientrano nell'ordinamento causale necessario dell'universo . Ciò , come vedremo , ha importanti conseguenze nella spiegazione dell'agire umano . Il pneuma é presente in proporzioni differenti nei differenti piani della realtà , nelle piante , negli animali e nell'uomo adulto . L' anima umana é una porzione di questo soffio vitale ed é quindi anch'essa corporea . Essa é costituita dai 5 sensi , dalle facoltà di generare e di parlare e dell' egemonico o principio direttivo , che ha la sua sede nel cuore , come già sosteneva Aristotele . Gli stoici rifiutano la tripartizione dell'anima elaborata da Platone : l'anima é , invece , un'entità unitaria , il cui principio direttivo é la ragione . Nell'uomo anche l'appetizione e le passioni dipendono dalla ragione ; i conflitti morali non derivano , quindi , da conflitti tra parti diverse dell'anima , razionali e passionali , ma riguardano tutti la ragione e il suo uso . L' appetizione , ossia il desiderare una certa cosa e tendere verso di essa , si fonda su un'operazione intellettuale , cioè su un atto di assenso a tale desiderio , il quale si traduce nella spinta ad agire in un determinato modo . Per esempio , quando si riceve la rappresentazione di un dolce , l'eventuale assenso a questa rappresentazione si compone di un giudizio di valore sul dolce stesso , considerato meritevole di essere mangiato , e insieme di un comando che spinge a mangiarlo . Anche le passioni , secondo Crisippo , consistono in un giudizio falso su ciò che é bene o male : la paura , ad esempio , é il giudizio su un male imminente che sembra insostenibile ; l'avidità giudica il denaro un bene e così via . Come l'appetizione , anche la passione contiene un giudizio di valore , ma é meno razionale della prima ; essa é propria di chi ha una ragione priva di " tonos " , in cattiva salute , instabile , la quale pertanto sbaglia . Su questi presupposti antropologici si costituisce l' etica degli stoici . La natura , in quanto espressione della razionalità divina , é il criterio in base a cui stabilire ciò che ha valore : essa determina infatti il fine di ciascun essere . La nozione di natura é al tempo stesso la descrizione di ciò che una cosa ( per esempio , l'uomo ) é e la norma che prescrive ciò che la cosa così descritta deve essere . Ogni essere vivente , anche l'uomo appena nato , é per natura disposto ad amare se stesso ( in greco oikeiosis , letteralmente " rendersi affine , conforme a se stesso " ) e quindi il suo primo impulso é per l' autoconservazione : esso lo spinge verso tutto ciò che contribuisce ad essa , cibo , riposo e così via e lo allontana da ciò che lo danneggia . Ma passando all'età adulta , nell'uomo si sviluppa la ragione , che trasforma gli impulsi innati nel bambino e fa emergere altri oggetti di desiderio . In particolare essa conduce alla conoscenza che la virtù é ciò che é proprio dell'uomo , più di qualsiasi altra cosa che contribuisca all'autoconservazione . Per gli esseri razionali il vivere secondo natura si identifica , dunque , con la norma del vivere secondo ragione . Con la ragione , poi , che é nient'altro che una parte della ragione universale o divina , l'uomo può arrivare a conoscere ciò che é veramente bene e ad apprendere che la vita associata e la virtù sono cose che appartengono in maniera primaria alla natura umana . Compito dell'uomo sarà in primo luogo compiere azioni convenienti ( in greco kathèkonta ) : si tratta cioè di quelle azioni il cui punto di partenza non é un semplice impulso , ma la ragione , e che , una volta compiute , possono essere giustificate razionalmente . Ma di per sè compiere un'azione conveniente non é agire bene , perchè la ragione può essere retta o distorta ; le passioni , per esempio , in quanto giudizi errati , possono spingere a desiderare ciò che non é bene come se lo fosse . L'uomo veramente buono é privo di passioni e agisce soltanto in accordo con la virtù : in ciò consiste l'azione retta ( in greco katòrthoma ) . La suprema norma morale può allora essere formulata come vivere secondo virtù : in ciò consiste il dovere perfetto , non quello puramente relativo concernente le azioni convenienti . Per gli stoici , solo la virtù ha valore assoluto , mentre tutte le altre cose , come la ricchezza o la salute e così via , hanno valore soltanto relativo , in quanto possono essere usate bene o male : così la ricchezza é sì preferibile alla povertà , ma non é un ingrediente della virtù , poichè in relazione all'essere moralmente buoni non c'é alcuna differenza tra l'essere ricchi o l'essere poveri . Bene e male sono soltanto , rispettivamente , la virtù e il vizio , mentre le altre cose , persino la vita e la morte , sono definite dagli stoici indifferenti ( in greco adiaphora ) ; tuttavia , tra le cose indifferenti alcune sono preferibili , come l'essere ricco all'essere povero , e altre da respingersi , come l'essere malato . Così la vita é preferibile alla morte , ma ci sono circostanze nelle quali il suicidio é giustificabile , in particolare quando il conservarsi in vita fosse di ostacolo all'esercizio della virtù . Per essere felice l'uomo non ha bisogno di nulla all'infuori della virtù contrariamente a quanto aveva pensato Aristotele , la felicità non ha bisogno di beni esterni ; in questo senso , gli stoici sostenevano che il sapiente é felice anche nei tormenti . E la felicità , come la virtù , non ammette gradi : o si é virtuosi o non lo si é . Non c'é differenza nell'essere a dieci , a cento chilometri da Atene : in entrambi i casi non si é in Atene ; così non c'é differenza tra le colpe : sono tutte uguali . La conseguenza é che non c'é progresso verso la virtù : il passaggio dal vizio alla virtù , quando avviene , é istantaneo e la virtù , quando é presente , lo é nella sua globalità , non a segmenti . Nella migliore delle ipotesi i più riescono a compiere soltanto azioni convenienti , non azioni rette , che sono quelle che caratterizzano il vivere secondo virtù ; secondo gli stoici soltanto il sapiente , ossia l'uomo perfetto , si trova in questa condizione : rispetto ad esso , dunque , i più sono stolti o folli . Queste tesi furono considerate dagli antichi dei paradossi , ossia contrarie alle opinioni comuni . Ma é possibile all'uomo vivere secondo virtù e quindi essere felice ? La virtù non può esistere senza il suo contrario , il vizio . Secondo gli stoici solo l'uomo , tra gli esseri naturali , grazie al possesso della ragione , é dotato della capacità di agire bene o male , ossia in accordo con la natura o contro di essa . Sin dall'inizio , infatti , egli é dotato di impulsi e semi di virtù che deve sviluppare ; a tale scopo occorre grande sforzo , dal momento che gli é anche possibile agire male . Su questo punto gli stoici recuperano il tema cinico del ponos , della fatica come ingrediente della vita morale : non dipendono dal singolo l' ambiente e le circostanze nelle quali egli nasce e vive , come non é in suo potere il successo delle proprie azioni , ma sono in suo potere l'intenzione e il modo in cui egli agisce in relazione a tale ambiente e a tali circostanze . E' rilevante , nella riflessione stoica , questo riferimento all'intenzione : un cane legato a un carro necessariamente correrà , egli può correre di propria volontà oppure no , ma anche in questo caso sarà trascinato . Questo esempio chiarisce il modo in cui gli stoici affrontano il problema della libertà umana . A tale questione intende rispondere la distinzione formulata da Crisippo tra cause esterne e cause interne di un evento e , quindi , anche di un'azione . In sede morale la causa interna di un comportamento consiste nell'assenso , ossia nel formulare un giudizio di valore , per esempio , che é bene compiere una certa azione ; questo assenso , secondo Crisippo , dipende da noi e non da cause esterne . Ma anche le cause interne , ossia la natura propria di ciascuno , come si é visto , rientrano nella concatenazione necessaria del tutto , che gli stoici chiamano fato o destino . L'uomo non può sottrarsi al fato e alla catena di eventi che lo caratterizza , ma é in suo potere di assentire a questo ordine necessario , qualora sia riconosciuto nella sua razionalità . La libertà non consiste , infatti , nella scelta tra alternative , ma nel seguire deliberatamente di propria volontà ciò che é dettato dal fato . Solo il sapiente é per gli stoici perfettamente libero , perchè lui soltanto conosce l'ordine razionale dell'universo ; i più , invece , sono soltanto schiavi , che , come il cane dell'esempio , sono trascinati loro malgrado . Anche nella teoria degli stoici , dunque , come già in quelle di Platone o Aristotele , la libertà é invocata a conferma del primato della vita filosofica . In questo senso , la schiavitù diventa soltanto una metafora della vita morale : é la condizione nella quale si trovano i più , che non sono padroni di se stessi . Ciò rende anche irrilevante la schiavitù giuridica , che rientra soltanto nel dominio dell'accidentale , non ha fondamento nella natura : anche uno schiavo , proprietà di un altro uomo , può essere in linea teorica un sapiente e un uomo buono , ma proprio per questo non é importante la sua liberazione dalla condizione giuridica di schiavo . La vera liberazione diventa , per gli stoici , quella dalla schiavitù , puramente metaforica , del vizio . Già Zenone sosteneva che solo i sapienti sono veramente liberi , cittadini e amici tra loro . Si tratta dunque di una città , anche questa metaforica , di soli sapienti , una città normativa , nella quale i più , inevitabilmente ostili e cattivi tra loro , non possono aver parte . I sapienti costituiscono una comunità che si allarga a una dimensione cosmica : in ciò risiede il nucleo del cosmopolitismo stoico : non a caso Seneca dirà " noi stoici , con generosità , non ci siamo rinchiusi tra le mura di una sola città , ma ci siamo aperti al mondo , e abbiamo proclamato il mondo nostra patria per poter dare un più vasto campo d' azione alla virtù " . Questa città cosmica é retta da una legge naturale , le cui norme sono dettate dalla ragione universale , non dagli interessi e dalle consuetudini proprie delle singole città ; esse hanno quindi validità universale e sono superiori alle leggi positive stabilite nelle varie comunità . Diversamente dagli epicurei , gli stoici enunciano il precetto secondo cui il sapiente partecipa alla vita politica , ma con esso difficilmente intendevano determinare il contesto istituzionale della sua azione : il vero raggio di orizzonte del sapiente é l'intero cosmo . Nel decennio fra il 235 e il 225 a.C. uno stoico , Sfero di Boristene , allievo di Zenone , fu ispiratore della riforma dell'educazione giovanile e forse anche delle riforme agrarie di carattere egualitario introdotte da Cleomene a Sparta , ma di fatto , in età ellenistica , la maggior parte dei membri della scuola stoica non fu protagonista di attività politica diretta .