Niccolò Machiavelli
Il Principe
Capitolo XV
Di quelle cose per le quali li uomini, e specialmente i principi,
sono laudati o vituperati
De his rebus quibus homines, et praesertim principes, laudantur aut vituperantur
1. - Resta ora a
vedere quali debbano essere e modi e governi di uno principe con sudditi o con li amici.
E, perché io so che molti di questo hanno scritto, dubito, scrivendone ancora io, non
essere tenuto prosuntuoso, partendomi, massime nel disputare questa materia, dalli ordini
delli altri. Ma, sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso
più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione
di essa. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né
conosciuti essere in vero; perché elli è tanto discosto da come si vive a come si
doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe
fare, impara più tosto la ruina che la perservazione sua: perché uno uomo che voglia
fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono
buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere
non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità.
2. - Lasciando adunque
indrieto le cose circa uno principe immaginate, e discorrendo quelle che sono vere, dico
che tutti li uomini, quando se ne parla, e massime e principi, per essere posti più alti,
sono notati di alcune di queste qualità che arrecano loro o biasimo o laude. E questo è
che alcuno è tenuto liberale, alcuno misero (usando uno termine toscano, perché avaro in
nostra lingua è ancora colui che per rapina desidera di avere, misero chiamiamo noi
quello che si astiene troppo di usare il suo); alcuno è tenuto donatore, alcuno rapace;
alcuno crudele, alcuno pietoso; l'uno fedifrago, l'altro fedele; l'uno effeminato e
pusillanime, l'altro feroce et animoso; l'uno umano, l'altro superbo; l'uno lascivo,
l'altro casto; l'uno intero, l'altro astuto; l'uno duro, l'altro facile; l'uno grave
l'altro leggieri; l'uno religioso, l'altro incredulo, e simili.
3. - E io so che ciascuno
confesserà che sarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte le soprascritte
qualità, quelle che sono tenute buone: ma, perché non si possono avere né interamente
osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, gli è necessario essere tanto
prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che li torrebbano lo stato, e da quelle
che non gnene tolgano guardarsi, se elli è possibile; ma, non possendo, vi si può con
meno respetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli
vizii sanza quali e' possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene
tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua; e
qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà et il bene essere suo.