Niccolò Machiavelli
Il Principe
Capitolo XI
De' principati ecclesiastici
De principatibus ecclesiasticis.
1. - Restaci
solamente, al presente, a ragionare de' principati ecclesiastici: circa quali tutte le
difficultà sono avanti che si possegghino: perché si acquistano o per virtù o per
fortuna, e sanza l'una e l'altra si mantengano; perché sono sustentati dalli ordini
antiquati nella religione, quali sono suti tanto potenti e di qualità che tengono e' loro
principi in stato, in qualunque modo si procedino e vivino. Costoro soli hanno stati, e
non li defendano; sudditi, e non li governano: e li stati, per essere indifesi, non sono
loro tolti; e li sudditi, per non essere governati, non se ne curano, né pensano né
possono alienarsi da loro. Solo, adunque, questi principati sono sicuri e felici.
2. - Ma, sendo
quelli retti da cagioni superiore, alla quale mente umana non aggiugne, lascerò el
parlarne; perché, sendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe offizio di uomo prosuntuoso
e temerario discorrerne. Non di manco, se alcuno mi ricercassi donde viene che la Chiesa,
nel temporale, sia venuta a tanta grandezza, con ciò sia che da Alessandro indrieto, e
potentati italiani, et non solum quelli che si chiamavono e potentati, ma ogni barone e
signore, benché minimo, quanto al temporale, la estimava poco, et ora uno re di Francia
ne trema, e lo ha possuto cavare di Italia e ruinare e Viniziani: la qual cosa, ancora che
sia nota, non mi pare superfluo ridurla in buona parte alla memoria.
3. - Avanti che
Carlo re di Francia passassi in Italia, era questa provincia sotto lo imperio del papa,
Viniziani, re di Napoli, duca di Milano e Fiorentini. Questi potentati avevano ad avere
dua cure principali: l'una, che uno forestiero non entrassi in Italia con le arme;
l'altra, che veruno di loro occupassi più stato. Quelli a chi si aveva più cura erano
Papa e Viniziani. Et a tenere indrieto Viniziani, bisognava la unione di tutti li altri,
come fu nella difesa di Ferrara; et a tenere basso el Papa, si servivano de' baroni di
Roma: li quali, sendo divisi in due fazioni, Orsini e Colonnesi, sempre vi era cagione di
scandolo fra loro; e, stando con le arme in mano in su li occhi al pontefice, tenevano el
pontificato debole et infermo. E, benché surgessi qualche volta uno papa animoso, come fu
Sisto, tamen la fortuna o il sapere non lo possé mai disobbligare da queste incomodità.
E la brevità della vita loro n'era cagione; perché in dieci anni che, ragguagliato,
viveva uno papa, a fatica che potessi sbassare una delle fazioni; e se, verbigrazia, l'uno
aveva quasi spenti Colonnesi, surgeva un altro inimico alli Orsini, che li faceva
resurgere, e li Orsini non era a tempo a spegnere. Questo faceva che le forze temporali
del papa erano poco stimate in Italia.
4. - Surse di poi
Alessandro VI, il quale, di tutt'i pontefici che sono stati mai, mostrò quanto uno papa,
e con il danaio e con le forze, si poteva prevalere, e fece, con lo instrumento del duca
Valentino e con la occasione della passata de' Franzesi, tutte quelle cose che io discorro
di sopra nelle azioni del duca. E, benché lo intento suo non fussi fare grande la Chiesa,
ma il duca, nondimeno ciò che fece tornò a grandezza della Chiesa; la quale, dopo la sua
morte, spento el duca, fu erede delle sue fatiche. Venne di poi papa Iulio; e trovò la
Chiesa grande, avendo tutta la Romagna e sendo spenti e baroni di Roma e, per le battiture
di Alessandro, annullate quelle fazioni; e trovò ancora la via aperta al modo dello
accumulare danari, non mai più usitato da Alessandro indrieto.
5. - Le quali cose
Iulio non solum seguitò, ma accrebbe; e pensò a guadagnarsi Bologna e spegnere e
Viniziani et a cacciare Franzesi di Italia; e tutte queste imprese li riuscirono, e con
tanta più sua laude, quanto fece ogni cosa per accrescere la Chiesa e non alcuno privato.
Mantenne ancora le parti Orsine e Colonnese in quelli termini che le trovò; e benché tra
loro fussi qualche capo da fare alterazione, tamen dua cose li ha tenuti fermi: l'una, la
grandezza della Chiesa, che li sbigottisce; l'altra, el non avere loro cardinali, li quali
sono origine de' tumulti infra loro. Né mai staranno quiete queste parti, qualunque volta
abbino cardinali, perché questi nutriscono, in Roma e fuora, le parti, e quelli baroni
sono forzati a defenderle: e cosí dalla ambizione de' prelati nascono le discordie e li
tumulti infra e baroni. Ha trovato adunque la Santità di papa Leone questo pontificato
potentissimo: il quale si spera, se quelli lo feciono grande con le arme, questo, con la
bontà e infinite altre sue virtù, lo farà grandissimo e venerando.