IMMANUEL KANT

A cura di

IL GIUDIZIO RIFLETTENTE E IL BELLO

Il giudizio sintetico a priori illustrato nella Analitica della ragion pura è un giudizio determinante , in quanto per mezzo delle forme a priori dell' intelletto "determina" il proprio oggetto come tale . Nella Critica del giudizio al giudizio determinante viene contrapposto il giudizio riflettente , il quale non costituisce teoreticamente il proprio oggetto attraverso la sussunzione del molteplice empirico sotto l' unità delle categorie dell' intelletto , ma si limita a interpretare gli oggetti naturali in base al principio della finalità . Tale principio non ha valore conoscitivo (in quanto la finalità non è una categoria dell' intelletto) , ma presenta comunque un carattere universale , poichè risponde a un' esigenza presente a priori nel soggetto trascendentale . Il giudizio riflettente assume una duplice forma , a seconda del modo in cui viene applicato il princìpio della finalità . Se quest' ultimo viene riferito al rapporto tra il soggetto e la rappresentazione dell' oggetto , in modo da provare il sentimento dell' accordo tra di essi , si ha il giudizio estetico Se esso viene invece ricondotto ai rapporti interni all' oggetto in modo da cogliere l' ordine finale che vige all' interno della natura , si dà il giudizio teleologico . Nel giudizio estetico il sentimento della finalità scaturisce da un "libero gioco delle facoltà" , ovvero dall' accordo spontaneo tra l' immaginazione e l' intelletto . La prima fornisce l' elemento sensibile , non però come esso viene originariamente dato dalla sensibilità , bensì liberamente interpretato secondo "progetti" dell' immagimazione stessa . Malgrado ciò l' intelletto ritrova nell' attività immaginativa una sorta di regolarità che gli consente di rinvenire in essa , un "libero gioco" , cioè al di fuori delle leggi della sintesi a priori , un accordo con i propri concetti . Su questo accordo dell' immaginazione con l' intelletto si fonda il giudizio di gusto , che ha per oggetto la definizione del bello . In questo modo il soggetto percepisce infatti nell' oggetto bello un' armonia interna che consente di considerarlo come un fine in se stesso , non subordinato ad alcuno scopo estrinseco : la bellezza è la forma della finalità di un oggetto , in quanto questa vi è percepita senza la rappresentazione di uno scopo . A sua volta , la coscienza di tale finalità produce nel soggetto un piacere che , diversamente da quello sensibile , non deriva dal godimento fisico dell' oggetto , ma esclusivamente dalla rappresentazione di esso : il bello è dunque anche "ciò che piace senza interesse" . Inoltre , l' accordo tra le facoltà , nonchè il piacere che ne consegue , è colto per mezzo di un "senso comune" che , pur non rivestendo forma concettuale e non avendo valore conoscitivo , deve valere per tutti i soggetti forniti di gusto: il bello può quindi anche essere definito come "ciò che piace universalmente senza concetto" . In base a queste definizioni si evince che il bello è distinto sia dall' utile (legato a uno scopo) , sia dal gradevole (connesso con il godimento materiale dell' oggetto) , sia dal vero (esprimentesi nella conoscenza concettuale) . Pur avendo una certa affinità con la vita morale , perchè chi ha interesse per la bellezza della natura può farlo solo in quanto ha già fermamente fondato il suo interesse sul bene morale , il bello è anche distinto dal buono , perchè , essendo privo di interesse , non vuole categoricamente , come avviene con i comandi della ragione , la realizzazione del proprio oggetto . Riprendendo una tendenza già delineatasi nell' illuminismo e destinata a rafforzarsi con il romanticismo , Kant afferma dunque la completa autonomia del bello rispetto a ogni altro genere di valori . Accanto al bello , il giudizio estetico ha per oggetto il sublime . Quest' ultimo nasce dal duplice sentimento che l' uomo prova confrontandosi con la grandezza (sublime matematico) e con la potenza (sublime dinamico) della natura . Di fronte a quest' esperienza estetica , infatti l' uomo prova , da un lato , un sentimento di dispiacere per la constatazione dei propri limiti e della propria impotenza ; dall' altro , un sentimento di piacere , derivante dalla consapevolezza che , malgrado ciò , la sua finalità razionale e morale gli conferisce un valore e una dignità che lo collocano al di sopra di ogni grandezza e potenza naturale : Kant riprende le teorie esposte nel 1600 da Pascal , che aveva paragonato gli uomini a giunchi pensanti esposti al vento ; Kant per spiegare il concetto di sublime ricorre all' immagine del mare in tempesta : vedendolo l' uomo non può che provare un sentimento positivo , attratto da quello spettacolo , ma , allo stesso tempo , é inevitabile che egli si senta misero e impotente di fronte alla natura e proprio da questo riconoscere i propri limiti deriva la superiorità dell' uomo su ogni altra creatura . La finalità , che nel giudizio estetico è colta in modo immediato , sotto forma di sentimento , nel giudizio teleologico trova invece espressione concettuale : il concetto di fine che qui interviene non è tuttavia un concetto dell' intelletto (cioè una categoria) , bensì della ragione . Kant avverte infatti che le categorie dell' intelletto , se sono indispensabili per la costruzione di una scienza fisica che connetta i fenomeni naturali secondo leggi universali e necessarie , non sono invece sufficienti a spiegare l' esistenza del più semplice organismo naturale . La vita di un verme o la crescita di un filo d' erba non potrà mai essere spiegata , sul piano del giudizio determinante , per mezzo della causalità meccanica , ma potrà essere compresa soltanto , sul piano del giudizio riflettente , facendo ricorso al concetto razionale di finalità interna . L' organismo non è un semplice composto meccanico risultante della giustapposizione di parti a se stanti , ma è una totalità inscindibile dagli organi che la compongono : in esso si assiste a un' interazione reciproca tra parti e tutto che obbedisce a un principio interno irriducibile ad alcuna spiegazione meccanicistico-causale . Dal singolo organismo il concetto di fine può inoltre essere esteso per analogia alla totalità della natura , che si configura allora come un sistema secondo la regola dei fini , vale a dire come unico organismo universale in cui tutto è subordinato a uno scopo finale . L' uomo , in quanto soggetto morale fornito di un' essenza noumenica che va al di là della natura stessa , può essere identificato con questo scopo finale : per mezzo del giudizio teleologico egli si può quindi rappresentare in modo naturale in modo che esso non ostacoli , bensì favorisca , la realizzazione della moralità . Inoltre , la teleologia , oltrechè confortare l' uomo nelle sue convinzioni etiche , funge da propedeutica per una fondazione morale della teologia : infatti , il principio della finalità dell' intero sistema naturale si fonda sull' ipotesi di una suprema causa intelligente del mondo , cioè di un Dio che abbia prodotto la natura in vista del suo scopo finale : per mezzo del giudizio teleologico egli si può quindi rappresentare il mondo naturale in modo che esso non ostacoli , bensì favorisca , la realizzazione della moralità . Inoltre , la teleologia , oltrechè confortare l' uomo nelle sue convinzioni etiche , funge da propedeutica per una fondazione morale della teologia : infatti , il principio della finalità dell' intero sistema naturale si fonda sull' ipotesi di una suprema causa intelligente del mondo , ossia di un Dio che abbia prodotto la natura in vista del suo scopo finale . Kant insiste nel chiarire che il fine , su cui si fonda il giudizio teleologico , non é una categoria intellettuale , ma un concetto della ragione : di conseguenza le rappresentazioni attuate per suo mezzo non hanno valore conoscitivo . Noi possiamo agire come se esistesse una causa intelligente del mondo , ma non possiamo affermare che essa esista . Da un punto di vista conoscitivo il ricorso alla finalità ha soltanto un valore euristico , cioè può aiutare a far progredire la ricerca scoprendo anche nuovi nessi meccanico-causali , i soli che abbiano validità teoretica . La stessa comprensione teleologica dell' organismo vivente , pur essendo la sola possibile , non estende minimamente la conoscenza teoretica , per la quale un filo d' erba rimane un enigma . Ciononostante Kant si allontana dal meccanicismo cartesiano , che pretendeva di spiegare anche l' organismo in termini di determinismo causale e , recuperando alcuni aspetti dell' energetismo leibniziano , prepara la strada alle concezioni organicistiche e vitalistiche della natura che fioriranno nella cultura romantica e idealista .

__________________________________________________________

INDIETRO