BLAISE PASCAL

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Gli uomini,non avendo potuto guarire la morte,la miseria,l'ignoranza,hanno risolto,per vivere felici,di non pensarci. ( Pensieri , n° 348 )


Blaise Pascal
INDICE
LA VITA E LE OPERE
LA FILOSOFIA ESISTENZIALISTA
LA SCOMMESSA SU DIO
PENSIERI ( Testo Integrale )



LA VITA E LE OPERE

Su Blaise Pascal lavoro' sulle sezioni coniche e produsse importanti teoremi in geometria proiettiva. In una corrispondenza con Fermat egli getto' le fondamenta alla teoria delle probabilita'. Nacque a Clermont-Ferrand nel 1623 . Blaise Pascal era il terzo dei figli di Etienne Pascal ed il solo maschio. La madre mori' quando egli aveva solo tre anni. Nel 1632 la famiglia Pascal, Etienne ed i suoi quattro bambini parti' da Clermont e si stabili' a Parigi. Il padre di Blaise Pascal aveva delle vedute poco ortodosse nei riguardi dell'educazione e decise di dare lezioni egli stesso al figlio. Etienne Pascal decise che Blaise non doveva studiare la matematica prima dell'eta' di 15 anni e che tutti i testi di matematica dovevano essere rimossi dalla casa. Blaise però, con curiosita' destata da cio', comincio' a lavorare sulla geometria da se', all'eta' di 12 anni. Scopri' che la somma degli angoli di un triangolo sono due angoli retti. Quando il padre scopri' cio', si rassegnò e diede a Blaise una copia di Euclide. All'eta' di 14 anni Blaise Pascal comincio' ad accompagnare suo padre agli incontri di Mersenne. Mersenne apparteneva all'ordine religioso dei Minimi, e la sua cella a Parigi era un frequente luogo d'incontro di Gassendi , Roberval, Carcavi, Auzout, Mydorge, Mylon, Desargues ed altri. Ben presto, quasi certamente all'eta' di 15 anni, Blaise comincio' ad ammirare il lavoro di Desargues. A 16 anni, Pascal presento' un foglio a uno degli incontri di Mersenne nel giugno 1639. Conteneva un certo numero di teoremi di geometria proiettiva, compreso l'esagono mistico di Pascal. A dicembre 1639 la famiglia Pascal parti' da Parigi per vivere a Rouen dove Etienne era stato nominato esattore delle tasse per la Normandia del Nord. Subito dopo essersi stabilito a Rouen, Blaise ebbe pubblicato il suo primo lavoro, Saggio sulle sezioni coniche, nel febbraio 1640. Pascal invento' il primo calcolatore digitale per aiutare suo padre al suo lavoro di esattore delle tasse. Ci lavoro' sopra per tre anni, tra il 1642 ed il 1645. L'apparecchio, chiamato Pascaline, somigliava ad un calcolatore meccanico del 1940. Cio' fa di Pascal, quasi certamente, la seconda persona ad inventare un calcolatore meccanico, perche' Schickard ne aveva fabbricato uno nel 1624. Pascal ebbe dei problemi nel disegnare il calcolatore, dovuti a come era congegnata la moneta francese a quel tempo. C'erano 20 soli in una lira e 12 denari in un solo. Quel sistema rimase cosi' in Francia fino al 1799 ma in Inghilterra un sistema con multipli similari duro' fino al 1971. Pascal dovette risolvere problemi tecnici molto piu' difficili a causa di quella divisione della lira in 240 di quelli che avrebbe incontrato se la divisione fosse stata 100. Per il 1652 cinquanta prototipi erano stati costruiti, ma poche macchine vennero vendute, ed il calcolatore aritmetico di Pascal cesso' di essere prodotto in quell'anno. Eventi del 1646 furono molto significativi per il giovane Pascal. In quell'anno suo padre si feri' alla gamba e dovette rimettersi a casa. Due novizi di un movimento religioso appena fuori di Rouen ne presero cura. Essi ebbero una profonda influenza sul giovane Pascal ed egli divento' profondamente religioso. A cominciare da allora Pascal comincio' una serie di esperimenti sulla pressione atmosferica. Nel 1647 aveva provato a sua soddisfazione che un vuoto esiste. Cartesio visito' Pascal il 23 Settembre. La sua visita duro' solo due giorni, ed i due dscussero sul vuoto, in cui Cartesio non credeva. Cartesio scrisse, in modo piuttosto crudele, in una lettera a Huygens dopo la sua visita che Pascal ...ha troppo vuoto in testa. Nell'Agosto del 1648 Pascal observo' che la pressione dell'atmosfera decresce con l'altitudine e dedusse che un vuoto esiste al di sopra dell'atmosfera. Cartesio scrisse a Carcavi nel giugno 1647 sugli esperimenti di Padscal dicendo:- Fui io due anni fa a consigliarli di farlo, perche' per quanto io non abbia fatto gli esperimenti da me, non ho alcun dubbio del loro successo ... Nell'ottobre 1647 Pascal scrisse Nuovi esperimenti concernenti il vuoto che lo porto' a dispute con parecchi scienziati che, come Cartesio , non credevano in un vuoto. Etienne Pascal mori' nel settembre 1651 ed in seguito Blaise scrisse ad una delle sue sorelle dando un significato profondamente cristiano alla morte in generale ed alla morte del padre in particolare. Quelle idee avrebbero poi costituito le basi per il suo futuro lavoro filosofico Pensées ( pensieri ) . Dal maggio 1653 Pascal lavoro' sulla matematica e fisica scrivendo il Trattato sull'Equilibrio dei Liquidi (1653) in cui spiega la legge di Pascal della pressione. Adamson scrisse:- in [3]:- Quel trattato e' uno schema completo dell'idrostatica, il primo nella storia della scienza. Contiene il suo contributo molto distinto ed importante alla teoria fisica. Lavoro' sulle sezioni coniche e produsse importanti teoremi nella geometria proiettiva. In La Generazione di Sezioni Coniche (in gran parte completate nel marzo 1648 ma rilavorate nel 1653 e 1654) Pascal considero' le coniche generate dalla proiezione centrale di un cerchio. Questo sarebbe dovuto essere la prima parte di un trattato sulle coniche che Pascal non completo' mai. Quel lavoro e' andato perduto ma Leibniz e Tschirnhaus ne fecero delle note. Ed e' da quelle note che un quadro abbastanza completo di quel lavoro e' ora possibile. Benche' Pascal non fu il primo a studiare il triangolo di Pascal, il suo lavoro sull'argomento nel Trattato sul Triangolo Aritmetico fu il piu' importante sull'argomento e, tramite il lavoro di Wallis, il lavoro di Pascal sui coefficienti binomiali portera' alla scoperta di Newton del teorema generale binomiale per potenze frazionali e negative. In correspondenza con Fermat egli getto' le fondamenta per la teoria della probabilita'. Tale corrispondenza consta di cinque lettere, e venne tenuta nell'estate del 1654. Essi considerarono il problema dei dadi, gia' studiato da Cardano, ed il problema dei punti, pure considerato da Cardano e all'incirca a quel tempo da Pacioli e Tartaglia. Il problema dei dadi si chiede quante volte uno deve lanciare un paio di dadi prima di aspettarsi un doppio sei, mentre il problema dei punti si chiede come dividere la vincita se un gioco a dadi e' incompleto. Essi risolvettero il problema dei punti per una partita a due giocatori, ma non svilupparono un metodo matematico abbastanza potente per risolverlo per tre o piu' giocatori. Per tutto il periodo di quella corrispondenza Pascal non stava bene in salute. In una delle lettere a Fermat,datata luglio 1654 egli scrisse ... benche' io sia ancora confinato a letto, debbo dirti che ieri sera mi fu consegnata la tua lettera. Pero' nonostante i suoi problemi di salute, Pascal lavoro' intensamente a quesiti scientifici e matematici fino all'ottobre del 1654. A circa quel periodo egli perdette quasi la vita in un incidente. I cavalli che tiravano la sua carrozza si impaurirono e la carrozza rimase sospesa nel vuoto sopra la Senna. Benchè fosse stato riscosso senza ingiurie fisiche, sembra proprio che egli ne fu molto scosso psicologicamente. Non molto dopo egli ebbe un'altra esperienza religiosa ed il 23 novembre 1654 egli dedico' la sua vita alla Cristianita'. Dopo quel periodo Pascal visito' varie volte il monastero giansenista di Port-Royal des Champs a circa 30 km a sud ovest di Parigi. Comincio' allora a pubblicare lavori anonimi su argomenti religiosi. Diciotto Lettere dalla Provincia vennero pubblicate durante il 1656 ed ai primi del 1657. Essi vennero scritti in difesa del suo amico Antoine Arnauld, un oppositore dei Gesuiti e difensore del Giansenismo, che stava subendo una causa davanti alla facolta' di teologia a Parigi per i suoi controversi lavori religiosi. Il lavoro piu' famoso di Pascal in filosofia e' Pensées , una collezione di pensieri personali sulle sofferenze umane e sulla fede in Dio. Egli lo comincio' nel tardo 1656, e continuo' a lavorarci sopra durante il 1657 ed il 1658. Quel lavoro contiene la "scommessa di Pascal" che ritiene di provare che il credere in Dio e' razionale adducendo l'argomento seguente: Se Dio non esiste, uno non perde niente credendo in lui. Ma se Dio esiste, uno ha tutto da perdere se non ci crede. Con la "scommessa di Pascal" egli usa argomenti probabilistici e matematici, ma la conclusione principale e' che ...noi siamo costretti a scommettere... Il suo ultimo lavoro fu sulla cicloide, la curva tracciata da un punto sulla circonferenza di un cerchio ruotante. Nel 1658 Pascal comincio' a pensare ancora a problemi matematici, mentre era sveglio la notte incapace di dormire a causa del dolore. Applico' il calcolo di indivisibili di Cavalieri al problema dell'area di qualsiasi segmento della cicloide ed il centro di gravita' di quel segmento. Risolvette anche i problemi del volume e della superficie del solido di rivoluzione formato dalla rotazione della cicloide sull'asse x. Pascal pubblico' le proprie soluzioni ai suoi problemi di sfida, nelle Lettere a Carcavi. Dopo quel periodo si interesso' poco della scienza e passo' i suoi ultimi anni facendo elemosina ai poveri e recandosi di chiesa in chiesa a Parigi attendendo un servizio religioso dopo un'altro. Pascal mori' a 39 anni con grandi dolori a causa di un tumore maligno che dallo stomaco fece metastasi al cervello. Egli e' descritto come:- ... un uomo piccolino ma con una forte voce e modi un po' prepotenti.... visse la maggior parte della vita da adulto con grandi dolori. Fu sempre di cattiva salute, soffrendo anche da giovane di emicrania... Il suo carattere e' descritto come:- ... precoce, perseverante fino alla caparbieta', un perfezionista, pugnace fino ad essere duro nei modi mentre cercava di essere umile e sottomesso... Cosi' viene definito:- Allo stesso tempo fisico, matematico, pubblicista eloquente nelle Lettres Provinciales... Pascal fu imbarazzato dalla grande abbondanza dei suoi talenti. E' stato suggerito che fu il suo modo di pensare troppo concreto ad impedirgli di scoprire il calcolo infinitesimale. In alcune lettere Provinciales le misteriose relazioni degli esseri umani con Dio sono trattate come se fossero un problema di geometria. Ma queste considerazioni sono ecclissate di gran lunga dal profitto che egli derivo' dalla molteplicita' dei suoi doni. I suoi scritti religiosi sono rigorosi a causa della sua educazione da scienziato. ...

LA FILOSOFIA ESISTENZIALISTA

Pascal é importante sia come filosofo sia come scrittore e rappresenta uno dei più remoti precursori della filosofia esistenzialista ; indubbiamente egli é un pensatore piuttosto anomalo ed isolato nel suo contesto , che é andato a toccare corde non strettamente legate alla fase storica in cui stava vivendo , che vedeva l' affermarsi sempre più netto del meccanicismo . Egli vive nella generazione immediatamente successiva a Cartesio , il quale aveva appena dato al meccanicismo la veste più netta e radicale . Pascal é un filosofo anomalo nel 1600 perchè , a differenza di tutti gli altri , non si inserisce nel filone meccanicistico , non perchè non nutra interessi scientifici ( egli era anzi bravissimo in matematica e in fisica ) , ma perchè riconosce una netta differenza tra le due dimensioni , quella filosofica e quella scientifico-matematica . Ecco allora che la sua filosofia non sarà molto attenta alle questioni gnoseologiche , bensì si occuperà di quelle esistenziali , delle problematiche che riguardano l' esistenza dell' uomo . La concezione stessa che Pascal ha di Dio é radicalmente diversa da quella dei pensatori del suo tempo : il suo Dio non é quello dei filosofi e degli scienziati , un puro e semplice garante dell' ordine nel mondo ( il Dio cartesiano e aristotelico , per intenderci , la cui esistenza é dimostrabile razionalmente e la cui funzione consiste esclusivamente nel dare l' impulso iniziale al mondo ) ; il Dio in cui crede Pascal é quello di Abramo , di Isacco , di Giacobbe . Il Dio di stampo aristotelico ( il motore immobile ) , quello dei filosofi e degli scienziati é un Dio che serve esclusivamente per spiegare l' origine del mondo , ma che sul piano religioso é totalmente inutile : non é certo un Dio che si può pregare nè , tanto meno , un Dio con cui si può parlare . E' il Dio in cui crederanno , nel periodo illuministico , i cosiddetti deisti , un Dio che rientra nei limiti della ragione e che non necessita di un atto di fede . Pascal non sente il bisogno di credere in un Dio del genere , e preferisce il Dio delle Scritture , un Dio-persona con cui si può parlare e a cui si possono rivolgere preghiere : egli é quindi teista e non deista . Va ricordato a proposito un' esperienza personale vissuta da Pascal nel corso della sua vita : egli dice di aver vissuto un' esperienza intensissima , quasi mistica , che l' ha segnato profondamente . Tuttavia non volle pubblicare una vicenda tanto personale e allora , dopo averla messa per iscritto , se la fece cucire all' interno della giacca cosicchè ne siamo entrati in possesso solo dopo la sua morte . Si tratta di una vera e propria invocazione a Dio , a quello che egli chiama , come accennavamo , il Dio di Abramo , di Isacco , di Giacobbe e non il Dio dei filosofi e degli scienziati . D' altronde , se guardiamo alla filosofia di Pascal , un Dio come quello aristotelico non può avere alcun significato esistenziale . Il Dio di Pascal agisce e credere in lui o meno mi cambia radicalmente il rapporto con il mondo e con la vita ; il Dio aristotelico , viceversa , che io ci credessi o meno , non faceva alcuna differenza : egli si limitava a pensare a se stesso e ad agire come oggetto di amore da parte dei pianeti . Certo anche Pascal si cimenta nel dimostrare l' esistenza di Dio , ma il vero problema che lo assilla , più ancora che se Dio esista o meno , é se valga la pena credere in Dio , quale atteggiamento debba assumere l' uomo per dimostrare l' esistenza di Dio . A lui più che sapere se Dio esista o meno , gli interessa sapere quale risvolto abbia sulla vita dell' uomo il crederci o il non crederci . Bisogna anche qui specificare una cosa sulla vita di Pascal : egli , fin dalla giovinezza , é stato tormentato da mali insopportabili che non l' hanno abbandonato per tutto il corso della vita , conclusasi , in un travaglio fisico e morale , quando egli aveva appena 39 anni . In un certo senso vale per Pascal lo stesso discorso che si tende a fare per Leopardi : avendo trascorso una vita tra tormenti morali e fisici incessanti , é ovvio che abbiano elaborato una filosofia pessimistica ed esistenzialista . Senz' altro questo é in parte vero . Tuttavia bisogna prestare attenzione a non commettere l' errore ( piuttosto frequente ) di dire che essi , per via dei loro tormenti , hanno finito per elaborare una filosofia pessimistica eccessiva , quasi come se avessero deformato la realtà . A spiegarci il suo atteggiamento filosofico pessimistico ed esistenzialista é Pascal stesso : egli sapeva benissimo di parlare in modo drammatico e pessimistico per via del proprio tormento , tuttavia egli sosteneva di non deformare affatto la realtà : diceva che il suo stesso stato morale e fisico gli avessero impedito di essere distratto ( egli usa il termine " divertito " nel senso etimologico latino : " devertere " , allontanare ) dalla realtà . Non é che la sua situazione di sofferenza fosse peggiore rispetto a quella degli altri uomini apparentemente felici , egli dice ; tutti noi ( l' intero genere umano ) siamo nella stessa condizione di infelicità e di sofferenza , ma non tutti ce ne accorgiamo ; solo chi davvero soffre ( Pascal stesso ) non si lascerà distrarre e potrà capire fino in fondo come la nostra vita non sia altro che un' ininterrotta sofferenza , una sofferenza che di volta in volta assume sfumature diverse ( quando uno desidera qualcosa , ad esempio , e non può averlo , ecco che soffre ) . Chi vive " felice " , in mezzo a gioie e a piaceri , in realtà , non si trova in una condizione migliore rispetto a chi soffre : soffre tanto come chi soffre , però non se ne rende neppure conto , é ignaro di ciò che gli sta succedendo . Secondo Pascal la condizione dell' uomo é intrinsecamente miserabile ; certo ci sono quelli messi da Dio in situazione particolarmente pesanti ( Pascal stesso ) , ma essere in tali situazioni disgraziate é positivo perchè anche chi non pensa di esserlo lo é allo stesso modo , ma non riesce a rendersene conto : ci é dentro fino al collo , ma manco sa di esserci , perchè é distratto , divertito da altre cose che non gli permettono di concentrarsi a fondo sulle condizioni umane , che sono assolutamente di sofferenza e di miseria . Ecco allora che nella filosofia di Pascal é centrale il concetto di divertimento , che va inteso come distrazione ( dal latino devertere ) , come lasciarsi distogliere dalla realtà e dalla vera condizione umana . Divertimento é qualsiasi attività in cui l' uomo si cala e che lo porta a non riflettere sulla propria condizione miserabile : quando si esce con gli amici , quando si fa qualsiasi cosa che ci distragga . D' altronde , fa notare Pascal , la cosa che l' uomo maggiormente evita é la solitudine , il trovarsi a faccia a faccia con se stesso a riflettere sulla propria condizione ; quando uno si ferma e , da solo , riflette é preso dall' angoscia , che invece non sente quando é indaffarato e si diverte . Pascal é il secondo pensatore ad avvalersi della parola " angoscia " : già Lutero l' aveva adoperata per indicare la totale perdizione derivante all' uomo da un' esperienza religiosa vissuta fino in fondo , quando l' uomo capisce di non essere nulla : l' angoscia é proprio il sentimento del nulla . Quando si ha paura si teme qualcosa , quando si ha angoscia si teme il nulla . L' uomo , una volta nato , può sfuggire all' angoscia fin tanto che si divertirà , ossia fin tanto che non rifletterà tra sè e sè . Ma divertirsi non é certo una cosa positiva , proprio perchè ci impedisce di renderci conto della nostra reale situazione di miseria . Pare quindi che la miseria del genere umano sia un vicolo cieco , nel quale l' uomo é destinato a soccombere . Ma per Pascal la via d' uscita c' é ed é di tipo religioso , ma per poter uscire bisogna conoscere effettivamente la condizione in cui ci si trova e chi si diverte , fin tanto che persiste nel divertirsi , non la saprà mai . La sofferenza fisica e morale di Pascal diventa allora uno strumento conoscitivo che consente di guardare con lucidità alla nostra situazione . Pascal risulta un pensatore anomalo se inserito nel suo contesto storico anche per il suo particolare rapporto nei confronti della ragione umana . Siamo negli anni in cui il rigido meccanicismo e il freddo razionalismo cartesiano avevano toccato l' apice e avevano coinvolto mezzo mondo : Cartesio arriva a dire che l' uomo può avere una scienza quantitativamente non grande come Dio , ma qualitativamente precisa come quella di Dio ; ecco allora che l' esaltazione della ragione umana trova in questi anni la sua massima espressione . Pascal si pone invece in una prospettiva diversa ; certo egli non disprezza la conoscenza razionale perchè ne capisca poco in merito , perchè , anzi , egli era un matematico eccellente ( é l' inventore della calcolatrice ) e praticava l' uso della ragione . Il problema che lui si pone é di ravvisare i limiti del sapere scientificamente argomentato . A suo avviso l' ambito della conoscenza umana in termini razionali si esaurisce tutto nella dimostrazione ; può sembrare già tanto , ma comunque , a ben pensarci , rimangono escluse parecchie cose e poi Pascal stesso finisce per escluderne altre all' interno della scienza stessa . La dimostrazione non é altro che la serie di passaggi da una verità ad un' altra ; però , come già aveva notato Aristotele , se si ripercorre la catena argomentativa senza prendere nulla per buono non si arriverà mai da nessuna parte , ma si continuerà a fare passaggi da una verità all' altra per l' eternità . Bisogna trovare una verità che non derivi da nessun' altra e che faccia derivare tutte le altre . Questo é evidente soprattutto in geometria , ma pure in matematica : facendo una serie di passaggi argomentativi arrivo alla verità 2 + 2 = 4 e la prendo per buona , senza proseguire ulteriormente la catena argomentativa . E' come se si cogliesse il principio del ragionamento geometrico e , proprio per questo , é un procedimento non fino in fondo razionale , é una facoltà che ricorda il sentimento : si sente immediatamente che certe cose sono vere e vanno prese per buone : questo é vero perchè é vero . Questo paragone con il sentimento ci fa pensare all' ambito delle problematiche che sfuggono alla ragione : essa può dimostrare , ma non cogliere i principi se non in modo scientifico . Ma buona parte della vita é fatta di relazioni umane e non solo di matematica : questo aspetto Pascal lo colse anche per la sua stessa vita . Finì per dedicarsi con troppo impegno a certi studi che non fecero altro che aggravare le sue condizioni fisiche e il dottore gli consigliò una vita più mondana cosicchè Pascal conobbe molta gente e si accorse che esistono due diversi tipi di intelligenza : quella che mi fa capire la geometria e quella che mi fa capire le persone . Quindi Pascal elaborò la celeberrima contrapposizione tra spirito di geometria e spirito di finezza , espressioni che rendono bene l' idea : abbiamo da un lato le argomentazioni che riguardano il ragionamento di tipo cartesiano ( geometrico ) delle verità evidenti ( che per Pascal sono di " carattere intuitivo " e parenti dello spirito di finezza ) , e , dall' altro lato , lo spirito di finezza che fa cogliere le varie sfumature . Se prestiamo attenzione ci accorgiamo che é esattamente l' opposto di Cartesio : per lui le verità o sono nette o non sono verità ; per Pascal , invece , esiste la capacità di cogliere le sfumature , ossia quelle realtà non chiare e distinte . C' é poi un altro aspetto da chiarire sui limiti della ragione dimostrativa : nella scienza i princìpi fondamentali derivano , come dicevamo , dall' intuizione , che Pascal accosta al sentimento ; ma Pascal fa anche notare come nell' ambito stesso del ragionamento matematico non entra in gioco solo la necessità , ma anche la possibilità . In una filosofia esistenzialista come quella pascaliana diventa importante non ciò che avviene necessariamente ( ossia quello che avviene e basta , senza che si possa cambiare ) , bensì ciò che avviene nell' ambito della possibilità ( ciò che può avvenire ) proprio perchè é qui che noi possiamo effettuare le nostre scelte . Certo per spiegare come vada il mondo entra in gioco il necessario , ma se mi pongo quesiti esistenziali subentra il possibile e assurge ad una posizione predominante . Pascal non solo rivaluta la possibilità , ma arriva addirittura ad introdurla dove sembra fuori luogo , applicandola in ambito matematico e dando vita al calcolo probabilistico . Dal punto di vista biografico , questo suo interessamento al calcolo probabilistico venne fuori quando , su consiglio del dottore , egli si diede alla vita mondana , che già gli aveva suggerito l' idea di spirito di finezza . Durante le sue esperienze di vita mondana , Pascal venne a contatto con il gioco d' azzardo : ci si trova a fare una serie di puntate e , ad un certo momento , quando il gioco non é ancora finito , si decide di smettere di giocare . Ma a chi bisogna dare la posta in palio ? Non si può sapere chi avrebbe vinto , ma si può sapere chi aveva più probabilità in quel determinato momento di vincere . Si può dividere la posta in gioco tra i giocatori calcolando la probabilità di vincere di ciascuno di essi e distribuire la posta in modo proporzionale alla possibilità di vincere . Così fece Pascal quando gli venne posto il problema da alcuni suoi amici che si erano trovati ad abbandonare la partita prima che finisse . E' interessante notare come questo procedimento faccia fare un ragionamento matematico non su quello che avverrà necessariamente , ma su quello che potrebbe avvenire . Pascal quindi introduce la possibilità in ambito matematico . Non dobbiamo assolutamente pensare che egli fosse poco bravo in matematica : egli era bravissimo ed era anche arrivato alla costruzione del primo calcolatore meccanico , che sarà poi rivisto da Leibniz . Lo stesso sistema del computer ha due padri , Hobbes e Pascal , vissuti grosso modo nello stesso periodo , un' epoca in cui l' indagine del mondo veniva condotta in termini meccanicistici e la matematica era predominante : Hobbes arriverà a dire che pensare significa sempre calcolare ( la rana é verde : alla rana aggiungo l' attributo verde ; la rana non é verde : alla rana sottraggo l' attributo verde ) . Ora , i computer funzionano grazie al sistema binario e per quanto siano complessi le operazioni che svolgono sono sempre riconducibili ad un " bivio " : sì o no . Ecco che con Hobbes e Pascal nasce l' idea che si possa limitare il pensiero tramite strutture fisiche elementari ( il calcolatore ) . Per Hobbes questo vale per qualsiasi pensiero , per Pascal vale solo per gli spiriti di geometria . Nell' affermazione di Hobbes c' é il presupposto di creare macchine per imitare il pensiero e Pascal lo risolve dal punto di vista pratica dando vita al calcolatore , che opera calcoli in modo meccanico e che , non a caso , nasce nel 1600 , il secolo del meccanicismo , che vuole ogni pensiero riconducibile ad una macchina .

LA SCOMMESSA SU DIO

Estremamente importante nella filosofia di Pascal risulta anche l' argomento della scommessa su Dio , riguardante la sua esistenza . Non é importante dimostrare che Dio esista , ma é fondamentale dire se valga o no la pena puntare sull' esistenza di Dio . Quando uno ha le carte in mano , non potrà mai sapere se vincerà o perderà , può solo sapere se ha un grado di probabilità di vittoria alto o basso e può sapere se vale la pena giocare con quelle carte o no . Magari in termini di probabilità non mi converrà giocare , tuttavia non é impossibile che io vinca ( anche se improbabile ) ; sono poi spinto a giocare dal fatto che il premio in palio é così grande che , se vinco , mi cambia la vita ; c' é un rapporto infinito tra quello che possiedo e quello che posso possedere vincendo : é proprio questo che mi fa venir voglia di giocare . Così vanno anche le lotterie : la possibilità é una su un milione ( o anche meno ) , le probabilità di vittoria sono bassissime , tuttavia gioco perchè c' é un rapporto infinito tra il premio in palio e quello che possiedo : la vittoria mi cambierebbe la vita ; in ogni caso vale la pena giocare . Supponiamo che la posta in gioco sia un infinito guadagno : qualsiasi fosse la posta da giocare e qualsiasi fosse la probabilità di vincere , varrebbe sempre e comunque la pena giocare . Pascal fa una scommessa del genere puntando sull' esistenza di Dio ; nella sua religione di derivazione giansenista e antigesuitica , é chiaro che scegliere Dio comporta una radicale rinuncia al mondo : ecco allora che Pascal sui piatti della bilancia mette da una parte Dio , dall' altra il mondo . A lui , come detto , non interessa dimostrare l' esistenza di Dio , che sa peraltro indimostrabile , come indimostrabile é l' inesistenza di Dio . Ciascuno di noi , a seconda che creda o no , é capace a portare argomentazioni pro o contra Dio ; ma si tratta sempre solo di argomentazioni e non di prove conclusive : il credente dirà che il mondo presenta un ordine che deriva da Dio , l' ateo dirà che se c' é il male come può esserci Dio , e così via . Pascal spiega , illustrando queste posizioni appena citate , che la fede é una scelta : ci si mette volontariamente in gioco , una scommessa dove ci si gioca tutto . Non possiamo dire se Dio esista o se non esista , come non possiamo neanche dire che sia più probabile che esista o che non esista , ma una cosa la possiamo dire con certezza : il rapporto tra le probabilità che esista e quelle che non esista sarà sempre un rapporto finito : non so ( nè posso sapere ) se sia di 5 a 50 , di 70 a 30 , di 1 a 99 , di 1 a un miliardo ; in assenza di una prova il rapporto é sempre finito . Se fosse un rapporto infinito allora sarebbe come avere la certezza che Dio esista o non esista : se dico che il rapporto tra esistenza e non esistenza é di 1 ad infinito , é come se avessi la certezza che non esiste . Nella scommessa su Dio uno può puntare su Dio ( rinunciando al mondo ) o sul mondo ( rinunciando a Dio ) . Esaminiamo entrambi i casi : punto sul mondo ; Dio non esiste e vivo come se non esistesse , dandomi interamente al mondo e alla vita terrena . Se punto su Dio , invece , se vinco , vinco una realtà infinita , una felicità infinita ( la beatitudine ) ; mettiamo il caso che Dio non esista ; io che ho puntato sulla sua esistenza ho perso , ma che cosa ? Perdo l' infinito ( Dio ) e mi rimane il finito ( il mondo ) . Pascal gioca tutto sul fatto che il rapporto di probabilità tra esistenza e inesistenza di Dio é finito , mentre infinito é il rapporto tra Dio e mondo ( ossia tra le cose puntate ) . Conviene sempre puntare su Dio perchè se non esistesse avrei comunque sempre a mia disposizione il mondo finito ; ma se esistesse oltre al mondo finito , guadagnerei anche l' infinito ( Dio ) . Chi non punta su Dio vince il mondo finito , ma se Dio esistesse , allora perderebbe l' infinito . Qualche possibilità che Dio esista ci deve essere per forza , dice Pascal , ( anche solo una ) , altrimenti chi sostiene che Dio non esista dovrebbe essere in grado di dimostrare in modo razionale che non c' é ( ma non é possibile ) . Quindi , magari le probabilità che Dio esista saranno bassissime , ma conviene puntare su di lui perchè quello che si vince , nel caso esista , ( e quello che si perde nel caso non si punti su di lui e lui esista ) é talmente grande ( infinito ) che vale la pena giocare , qualunque siano le probabilità di vincere . Ricordiamoci che questa di Pascal é solo una prova : non mi dimostra nè che Dio esista nè che non esista , mi dice solo che vale la pena credere che esista . Possiamo fare ancora una volta il confronto tra il Dio cartesiano ( quello dei filosofi e degli scienziati ) e quello pascaliano ( il Dio di Abramo , di Isacco e di Giacobbe ) : tutti e due i filosofi giocano in qualche modo sull' idea di infinitezza presente in noi enti finiti . La differenza però sta nel fatto che Cartesio dimostra l' esistenza di Dio , Pascal argomenta in favore della scelta di credere in Dio , convinto che l' esistenza di Dio non sia dimostrabile razionalmente ( Pascal ha meno fiducia nella ragione umana rispetto a Cartesio ) . Il Dio persona di Pascal ( che é poi quello cristiano ) , non va dimostrato razionalmente , ma va accettato e basta ; il Dio teistico non chiede all' uomo di capire tutto , bensì gli chiede di fare l' atto di fede e di compiere scelte : non a caso é il Dio di Abramo , colui che sacrificò , su consiglio di Dio , il proprio figlio Isacco : le vicende di Abramo non sono altro che quelle della scommessa pascaliana vissuta in termini tragici : Abramo punta tutto su Dio , perfino il proprio figlio ; scommette tutto su Dio e riesce vincitore cosicchè vince il mondo finito ( gli viene restituito il figlio ucciso ) e l' infinito ( Dio ) . Sempre a riguardo della fede in Dio , vi é un altro curioso argomento elaborato da Pascal : egli immagina che un non credente gli si rivolga confessandogli di non riuscire a credere in Dio e , per questo , di vivere male la sua vita . Essere credenti , in fondo , é più facile perchè si ha una speranza in qualcosa e chi non crede , spesso , vive male il fatto stesso di non credere. Pascal consiglia al non credente di agire in tutto e per tutto come se credesse , quasi come se , abituando il corpo alla fede , anche l' anima , un poco alla volta , si abituasse a credere . Agisci come se credessi e vedrai che la fede viene da sè : può essere così riassunta l' argomentazione pascaliana . Si deve forzare la macchina corpo ad abituarsi alle cose di Chiesa ( messe , processioni e riti vari ) finchè anche l' anima si adatterà e arriverà a credere . Dobbiamo fare la nostra scommessa puntando su Dio : se non c' é non ci perdiamo nulla , ma se c' é abbiamo solo da guadagnarci . Con l' idea dell' adeguarsi forzatamente alla fede , prima col corpo e poi con l' anima , Pascal vuole dire che la fede ce l' abbiamo tutti , basta trovarla : chi cerca la fede ( come il non credente ) in fondo già la possiede proprio perchè la sta cercando . Uno che non avesse l' idea infinita di Dio in sè non si porrebbbe il problema della ricerca della fede . E Abramo stesso , che aveva puntato tutto su Dio , non aveva forse fatto un atto di ricerca della propria fede affidandosi completamente a Dio ? La situazione tipica dell' uomo é di essere un ente finito e di avere la consapevolezza di essere un ente finito ; ma sapere di essere finiti implica che l' uomo abbia presente in sè l' idea di infinito ( Dio ) : come faccio a sapere di essere finito se non so che cosa sia l' infinito ? Già Cartesio si era servito di quest' argomentazione . Quindi la fede in ultima istanza l' abbiamo tutti , si tratta solo di cercarla , magari anche forzando . Il non credente si sente insoddisfatto proprio perchè non é ancora riuscito a trovare la sua fede . Quello che caratterizza l' uomo é di essere un ente finito e di sapere di essere un ente finito : questo permette a Pascal di elaborare la teoria della miseria del genere umano , miseria che colpisce esclusivamente il genere umano : non ne sono affetti nè Dio nè gli altri esseri del creato . Viene spontaneo controbattere che ci sono esseri assai inferiori e quindi più sventurati dell' uomo : ma essere miseri per Pascal implica non solo avere dei limiti , ma anche esserne coscienti : solo l' uomo si rende conto della sua sofferenza e dei suoi limiti . Ha dei limiti , ma ha anche una sua grandezza : l' uomo per Pascal é un mostro , un essere ibrido , incomprensibile , una realtà che non é semplice ma che é misera : é piccolo perchè é debole ed é grande perchè sa di essere debole . Non a caso Pascal diceva : Io esalto l' uomo quando lo si vuole umiliare e lo umilio quando lo si vuole esaltare ; soffre e sa di soffrire l' uomo : é allo stesso tempo l' essere più grande e più sventurato . La più famosa metafora elaborata da Pascal per delineare la condizione dell' uomo é quella del giunco pensante in balìa del vento : l' uomo é una pianta debole soggetta alle intemperie : proprio come un giunco può essere facilmente sradicato e ucciso : il vento ( e in generale l' universo che lo attacca ) é estremamente più potente di lui , ma lui ha un vantaggio : é pensante . L' universo che lo schiaccia senza neanche accorgersene é più forte fisicamente , ma proprio perchè non si accorge di cosa fa ( non ha coscienza ) é infinitamente più debole rispetto al giunco sul piano della coscienza : il giunco pensante fisicamente é debole , ma in ambito di coscienza é fortissimo perchè ha coscienza di essere schiacciato e distrutto dal vento ( l' universo ) , che manco si accorge di ciò che fa . Un secolo dopo Pascal , Kant riprenderà questa concezione ambivalente dell' uomo per elaborare la sua teoria del sublime , quel sentimento che l' uomo prova e che risulta allo stesso tempo piacevole e insopportabile : é l' uomo che si pone di fronte alla natura e se ne compiace , tuttavia sente di essere a lei inferiore e soffre : l' immagine usata da Kant sarà quella del mare in tempesta ; l' uomo che lo vede dalla riva prova un sentimento piacevole perchè in effetti é uno spettacolo meraviglioso , tuttavia soffre sentendo la propria impotenza e inferiorità rispetto alla natura , che può schiacciarlo senza neanche accorgersene . Questa é la miseria dell' uomo .

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