LEIBNIZ

A cura di

LA FORZA

Se la dottrina della sostanza individuale consente di vedere la stretta connessione presente in Leibniz tra metafisica e logica , l' importanza rivestita dal suo pensiero dalla nozione di forza mette invece in luce un' analoga convergenza tra metafisica e fisica . E' a tutti noto come la fisica di Cartesio poggiasse sulla riduzione della materia corporea all' estensione . Questo rende tuttavia inspiegabili , a parere di Leibniz , alcuni importanti fenomeni fisici , quali l' impenetrabilità dei corpi ( due estensioni eguali potrebbero coincidere ) o la loro forza di inerzia ( se i corpi sono semplice estensione , non si capisce perchè essi oppongano resistenza alla loro traslazione ) . Per giustificare tali fenomeni occorre quindi presupporre nei corpi una forza , grazie alla quale essi resistono alla penetrazione da parte di altri corpi o al movimento che altri corpi possono indurre in loro . La vera essenza della materia ( come , in realtà , di ogni sostanza ) é la forza . Al pari di tutte le altre proprietà della materia , l' estensione é soltanto una manifestazione o un fenomeno ( nel senso etimologico di apparenza ) della forza . Una seconda critica a Cartesio , strettamente legata alla prima , investe la nozione di movimento . Avendo identificato la materia con l' estensione , Cartesio aveva ricondotto il movimento a una semplice traslazione meccanica dei corpi , esprimibile attraverso il prodotto della massa per la velocità ( mv ) . Alla base di ogni fenomeno motorio vi é invece secondo Leibniz una energia o forza viva - espressa dal rapporto tra la massa e la velocità al quadrato ( mv2 ) - in grado di produrre spontaneamente un determinato effetto fisico , ad esempio spostare un corpo . La legge di Cartesio della conservazione del movimento va assolutamente sostituita con quella della conservazione dell' energia . Queste innovazioni rispetto al quadro concettuale cartesiano hanno importanti conseguenze . Comportano , infatti , il passaggio da una concezione meccanica e causale ad una concezione dinamica e finalistica della realtà :

Io consiglio a quelli che hanno il senso della pietà o anche il senso della vera filosofia di tener lontano da sè le frasi di certi spiriti molto pretenziosi i quali dicono che noi vediamo perchè é accaduto che abbiamo gli occhi e non che gli occhi son per vedere ... ( Discorsi di metafisica )

Da notare come questa frase rievochi la critica mossa da Socrate ad Anassagora nel Fedone di Platone . Ma questo finalismo non comporta la perdita di valore della spiegazione meccanicistica : anzi , all' interno della fisica essa continua ad essere di primaria importanza . Ma la connessione meccanica può essere impiegata soltanto per spiegare la realtà nella sua manifestazione più superficiale e meno profonda , così come essa appare nel fenomeno fisico studiato sperimentalmente . Una reale e profonda comprensione delle cose , che vada oltre l' apparenza fenomenica e colga l' intima essenza della realtà , deve invece avere carattere finalistico . Così Leibniz riusciva a conciliare ( in conformità con il programma filosofico che egli espone in una celeberrima lettera al maestro Jacob Thomasius ) il meccanicismo dei " nuovi filosofi " moderni ( specialmente Cartesio ) con il finalismo degli antichi , Platone e Aristotele . Questa duplicità é implicita nello stesso concetto di forza . Da una parte , infatti , quest' ultima può venire considerata come grandezza meramente fisica ed essere quindi inserita in una spiegazione meccanica che la veda come causa efficiente di determinati effetti ( così era stata intesa sostanzialmente da Newton e da Huygens , ai quali Leibniz é per alcuni aspetti debitore ) . Dall' altra parte , essa appare come un concetto metafisico che va oltre ciò che é percepibile con i sensi o le strumentazioni scientifiche . Dire che la realtà é essenzialmente forza significa infatti riconoscere in essa la presenza di un' attività spontanea e originaria irriducibile a ogni misurazione sperimentale , una tendenza verso uno scopo finale che Leibniz esprime talvolta con il termine latino conatus ( sforzo ) . Tra fisica e metafisica non c' é quindi in Leibniz alcuna separazione netta e radicale : al contrario , la prima trova nella seconda la sua ultima giustificazione .

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