LEIBNIZ

A cura di

LA SOSTANZA INDIVIDUALE

Nella critica Leibniziana vi è un filone "logicistico" il quale asserisce che la metafisica di Leibniz è prevalentemente uno sviluppo della sua logica . Un' altra tendenza interpretativa sostiene viceversa che è la metafisica a svolgere un ruolo fondamentale e , di conseguenza , a informare di sè anche la logica . Ma , lasciando da parte le questioni di priorità , appare evidente che i due aspetti sono strettamente connessi , tanto da poter parlare di una sostanziale unità di logica e metafisica in Leibniz . Ciò risulta particolarmente chiaro nella dottrina della sostanza individuale . Si è detto che la verità consiste per Leibniz nell' identità del predicato con il soggetto cui inerisce . Finora per "soggetto" abbiamo inteso una funzione logica definita dalla sua correlazione con il predicato . Ma se si passa dal piano logico a quello ontologico , il soggetto non è più soltanto una funzione , bensì il supporto metafisico del predicato , cioè la sua sostanza . L' inerenza del predicato al soggetto (che in latino viene espressa con inesse ) appare quindi ora ontologicamente come un vero "essere in" , un essere dentro il soggetto : il corrispettivo ontologico del principio di identità è espresso dal fatto che il predicato è contenuto nell' essere sostanziale del soggetto . E poichè la totalità dei predicati ascrivibili a un determinato soggetto definisce quest' ultimo in maniera assolutamente singolare , distinguendolo da tutti gli altri soggetti , la sostanza nella quale sono contenuti i predicati è una sostanza individuale . Essendo fondata sulla nozione di sostanza individuale , la metafisica di Leibniz ha carattere pluralistico ( in un primo tempo Leibniz è influenzato dall' atomismo , che ritroveremo in forma corretta nella teoria della "monade") . Essa si contrappone da un lato al dualismo di Cartesio , che dava una definizione generica della sostanza , privilegiando su tutti gli altri un solo attributo o predicato , l' estensione o il pensiero ; dall' altro al monismo di Spinoza , nel quale l' infinitezza degli attributi conduceva all' unicità della sostanza . La dottrina di Leibniz è invece fedele alla tradizine aristotelica che riconosce nell' individuo una "forma sostanziale" , in cui convergono tanto l' aspetto logico quanto quello metafisico . Avendo come sua prerogativa fondamentale l' individualità , la sostanza aristotelica è assolutamente singolare . Ciascuna sostanza è definita in modo particolare e irripetibile dai predicati che sono in essa contenuti . Non è dunque possibile trovare due sostanze perfettamente eguali , poichè anche la semplice differenza di luogo o di tempo già comporta una loro diversa caratterizzazione . Leibniz amava ricordare come le dame della corte di Hannover si divertissero a cercare - invano - due foglie perfettamente eguali nel parco del castello ducale . Se due sostanze fossero davvero perfettamente eguali , se cioè contenessero entrambe gli stessi attributi ed essi soltanto , sarebbero in realtà la stessa sostanza (principio dell' identità degli indiscernibili ) . I predicati della sostanza individuale esprimono tutto ciò che di essa si può affermare (o , appunto , predicare) : quindi non soltanto le proprietà accidentali , ma anche le azioni o gli effetti che da essa derivano . Per esempio , nella sostanza individuale "Alessandro Magno" non sono contenuti solo l' aver avuto un certo temperamento o una certa complessione fisica , ma anche l' aver vinto Dario o l' esser morto in un certo tempo e in un certo modo . Questo significa che chi conosca perfettamente la sostanza individuale di Alessandro può derivare da essa a priori tutto ciò egli farà e tutto ciò che gli accadrà : ma questo è possibile solo alla mente infinita di Dio . Coloro che , come gli uomini , non possono conoscere la sostanza individuale nella sua completezza , hanno nozione delle sue azioni soltanto a posteriori e di esse possono dare una spiegazione , come si è visto , soltanto sulla base del principio di ragion sufficiente . In questo modo la contingenza (e la libertà) delle azioni di Alessandro dal punto di vista umano è perfettamente compatibile - secondo un procedimento di distinzione di livelli consueto a Leibniz - con la loro necessità dal punto di vista Divino. Il fatto che nella sostanza individuale siano già contenuti tutti gli effetti che ne deriveranno ( o , il che è lo stesso, il fatto che la sostanza individuale sia la causa di tutto ciò che ad essa accadrà ) ha anche un' altra importante conseguenza . Esso significa che tra le diverse sostanze individuali non esistono rapporti di causalità reciproca , ma ciascuna di esse è in un mondo chiuso in sè , il quale si può accordare con gli altri mondi-sostanze , in modo da produrre l' apparenza di un' influenza causale , soltanto in virtù , come vedremo , di un' armonia prestabilita . E poichè ciascuna sostanza ha rapporti diretti o indiretti con tutte le altre ( pur non avendo relazioni causali con nessuna ) , la sostanza individuale appare come lo "specchio dell' intero universo" . In altri termini , la totalità del mondo si riflette in ciascuna sostanza , ma sempre da un punto di vista diverso : ed è proprio questa diversa angolatura che in ultima analisi, costituisce la specificità e l' individualità della sostanza . Giordano Bruno , nel 1500 , aveva detto che ogni singola sostanza contiene in sè tutto l' essere ma non tutti i modi di essere , che invece sono presenti nell' intero universo , che é somma infinita di enti finiti . Riportiamo alcuni passi significativi di Leibniz a riguardo della sostanza :

Di qui seguono diversi notevoli paradossi. Tra gli altri, che non è vero che due sostanze si rassomiglino interamente, e siano differenti solo numero, e ciò che San Tommaso su questo punto assicura degli angeli o intelligenze, quod ibi omne individuum sit species infima, è vero di tutte le sostanze, purché si prenda la differenza specifica come i geometri la prendono riguardo alle loro figure. Allo stesso modo, che una sostanza potrà cominciare solo per creazione e perire solo per annichilazione; che una sostanza non si divide in due né di due se ne fa una, e che così il numero delle sostanze non aumenta né diminuisce naturalmente per quanto siano spesso trasformate. Inoltre, ogni sostanza è come un mondo intero e come uno specchio di Dio o meglio di tutto l'universo, che ciascuna esprime a modo suo, più o meno come una stessa città è diversamente rappresentata secondo le differenti posizioni di colui che la osserva . (Discorso di Metafisica, 9)

__________________________________________________________

INDIETRO