IMMANUEL KANT

A cura di

IL CRITICISMO E IL TRIBUNALE DELLA RAGIONE

Il programma metodologico già annunciato nei Sogni di un visionario , consistente nel delineare una "scienza dei limiti della ragione" , trova la sua realizzazione nella Critica della ragin pura . "La ragione umana - scrive Kant in quest' opera - in una specie delle sue conoscenze ha il destino particolare di essere tormentata da problemi che non può evitare , perchè le sono posti dalla sua stessa natura , ma dei quali non può trovare la soluzione , perchè oltrepassano ogni suo potere" . L' ambito in cui la ragione dibatte questi problemi , facendo ricorso a "princìpi che oltrepassano ogni possibile uso empirico" e incorrendo così in "oscurità e contraddizioni" , è la metafisica . Ma anche lo statuto gnoseologico delle scienze esatte - la matematica e la fisica - non è del tutto chiaro , poichè , se nel loro caso è indubitabile che siano possibili (giacchè la loro esistenza e la loro validità sono un dato di fatto) , non è perspicuo in che modo siano possibili . Occorre dunque instaurare un tribunale della ragione in cui quest' ultima , insieme giudice e imputato , determini i limiti e le possibilità della conoscenza umana . Il programma della "filosofia critica" si apre quindi con tre domande fondamentali : 1) Com' è possibile una matematica pura ? 2) Com' è possibile una fisica pura ? 3) Com' è possibile la metafisica come scienza ? "Lo confesso francamente : l' ammonimento di David Hume fu ciò che molti anni fa , per primo mi svegliò dal sonno dogmatico" . Recenti indagini critiche sul pensiero di Kant ci inducono a dubitare oggi della validità storica di questa affermazione : il passaggio di Kant al criticismo fu probabilmente determinato da influenze e mediazioni più complesse e anche più vicine al suo ambiente culturale . Ma anche se Hume non fu il primo a svegliare Kant dal sonno dogmatico , sicuramente egli costituisce un interlocutore essenziale per lui . Le obiezioni humiane alla causalità necessaria riguardavano un concetto di cui anche Kant , come abbiamo visto , sentiva la problematicità . Esse inoltre avevano fortemente ridimensionato , ancora una volta in sintonia con le esigenze kantiane , le pretese della metafisica . Tuttavia l' esito scettico di Hume aveva coinvolto , oltre ai tradizionali oggetti della metafisica , anche i fondamenti della scienza moderna ( newtoniana ) , dei quali Kant non ebbe mai a dubitare . Indipendentemente dalla funzione storicamente svolta da Hume nella nascita del criticismo kantiano , è certo che il pensiero dello scozzese esercitò uno stimolo importantissimo , anche in piena fase critica , circa la ricerca di un fondamento della conoscenza che , se da un lato mostrava l' illusorietà della metafisica , dall' altro salvaguardava la validità del sapere scientifico . La critica alla validità necessaria della scienza era stata imperniata da Hune sulla nozione della causalità . Egli aveva mostrato , e Kant accoglie questa critica , come l' esperienza non fornisca mai la necessità della connessione causale , ma soltanto una successione temporale e una contiguità spaziale dei fenomeni . Nella terminologia kantiana ciò si esprime dicendo che la necessità causale non può essere data da alcun giudizio a posteriori (d' esperienza) . Nello stesso tempo anche Hume , come Kant , sapeva bene che la causalità necessaria non può essere dimostrata in base al principio di identità , poichè l' effetto non è identico con la sua causa . In termini Kantiani la causalità non è data da alcun giudizio analitico (fondato sul principio d' identità) . Se si vuol salvare la validità oggettiva della causalità , e con essa quella di tutti i concetti intellettuali di cui la scienza si serve per dare leggi alla natura , il problema diventa allora quello di ritrovare una forma di connessione (nella fattispecie tra causa ed effetto , ma in generale tra le rappresentazioni che devono essere connesse necessariamente) , la quale da un lato non si fondi sull' esperienza (poichè questa , essendo sempre particolare , non può dare conoscenze universali) , e dall' altro non si riduca all' applicazione del principio di identità (che è inadeguato a spigare la connessione di cose irriducibili l' una all' altra) . In altri termini si tratta di indagare la possibilità di un giudizio che per un verso non sia a posteriori , ma a priori , e per l' altro non sia analitico , ma sintetico : si tratta cioè di vedere se , e come , siano possibili giudizi sintetici a priori .La Introduzione alla Critca della ragion pura contiene infatti una rigorosa distinzione tra tre tipi di giudizio . Il giudizio analitico a priori è quello in cui il concetto del predicato è già contenuto nel concetto del soggetto , essendo sostanzialmente identico ad esso : ad esempio , "il tutto è maggiore della parte" . La funzione di questo giudizio è semplicemente quella di esplicitare ciò che è già implicitamente dato . Di conseguenza esso ha il vantaggio di essere universale (in quanto a priori) e lo svantaggio di essere sterile , di non produrre nuova conoscenza (in quanto analitico) . Il giudizio sintetico a posteriori consiste invece nell' unione di due concetti diversi sulla base dell' esperienza : ad esempio , "l' erba è verde" . Esso presenta il vantaggio di essere fecondo producendo nuova conoscenza (in quanto sintetico) : il predicato "verde" non è già contenuto nel soggetto "erba" , ma vi à aggiunto sinteticamente ; viceversa , ha lo svantaggio di essere particolare (in quanto a posteriori) e di non avere quindi validità scientifica . Se questi due tipi di giudizi sono entrambi deficitari , in quanto sono o particolari o sterili , la garanzia di una conoscenza che sia nel contempo universale e feconda può venire soltanto da un terzo tipo di giudizi (rimasti ignoti a Hume) : i giudizi sintetici a priori , nei quali la sintesi tra soggetto e predicato si fonda su un principio a priori , interno al soggetto conoscente . Come si è detto , dai giudizi sintetici a priori dipende la validità universale e necessaria , oltrechè nel concetto di causa , anche negli altri concetti intellettuali che istituiscono connessioni necessarie relative al mondo della natura . Da essi dipende quindi la possibilità della fisica come scienza razionale pura . Lo stesso discorso , inoltre vale per la matematica pura , poichè Kant osserva ancora una volta in opposizione alla tradizione leibniziana , come questa disciplina si componga di giudizi non già analitici , bensì sintetici . Nell' operazione 7 + 5 = 12 , infatti il concetto del 12 non è già implicitamente contenuto in quello della somma 7 + 5 , ma risulta dalla sintesi progressiva che il soggetto opera intuitivamente , aggiungendo al numero 7a una a una le unità che compongono il numero 5 . Anche la metafisica , infine se vuol far valere la pretesa di essere una scienza (assimilabile quindi , per quanto concerne la sua validità , alla matematica e alla fisica) , deve dimostrare di essere fondata su princìpi sintetici a priori . Le tre domande che esauriscono l' ambito di indagine della Critica - come sono possibili una matematica pura , una fisica pura , una metafisica come scienza - sono pertanto riconducibili all' unica domanda fondamentale : come sono possibili giudizi sintetici a priori ? Le connessioni necessarie che costituiscono il carattere universale della conoscenza non provengono dunque dall' oggetto , che di quelle connessioni é di per sè privo , ma dal soggetto stesso , il quale , nell' atto del conoscere , proietta sull' oggetto la propria capacità sintetica . Questo ribaltamento di prospettiva , che sposta dall' oggetto al soggetto il fondamento della conoscenza , é paragonato da Kant alla rivoluzione copernicana , che ha spostato il centro dell' universo dalla Terra al Sole . Questa rivoluzione é stata realizzata nella matematica quando Talete capì che per dimostrare le proprietà del triangolo isoscele non era sufficiente studiarne la figura oggettiva , ma occorreva costruirlo secondo criteri posti dal soggetto stesso . Qualcosa di analogo avvenne in fisica quando Galilei e Torricelli fecero i loro esperimenti sul piano inclinato o sulla pressione atmosferica : essi ritrovarono nella natura , cioè nell' oggetto , soltanto ciò che la loro ragione , in quanto soggetto , vi aveva preliminarmente introdotto . La medesima rivoluzione deve essere ora compiuta , sostiene Kant , anche dalla filosofia , la quale deve occuparsi non più degli oggetti in se stessi , bensì degli elementi a priori che nel soggetto rendono possibile la costituzione e la conoscenza di quegli oggetti . Una simile filosofia é una filosofia trascendentale .

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