IMMANUEL KANT

A cura di

L' ANALITICA TRASCENDENTALE DEI PRINCIPI

Finora abbiamo considerato soltanto la prima parte dell' Analitica trscendentale che Kant chiama Analitica dei concetti . Il compito di questa parte consisteva nello scomporre la facoltà dell'intelletto nei suoi elementi costitutivi , in modo da enucleare le forme a priori in base alle quali esso opera : le categorie o , appunto , i concetti puri . Rimane da chiarire in che maniera le singole categorie possano essere applicate concretamente alle istituzioni , in modo da dare origine a quei "giudizi di esperienza" che ci consentono la conoscenza della natura . A questo problema risponde la seconda parte dell' Analitica trascendentale , che reca il nome di Analitica dei princìpi . Prima di passare all' esame di questi principi , occorre tuttavia ancora esaminare una questione preliminare . Nell' Analitica dei concetti Kant , oltre a dare l' elenco delle categorie , ha fornito , attraverso la deduzione trascendentale , anche la giustificazione della loro validità oggettiva e l' indicazione del loro unico uso legittimo : l' applicazione delle intuizioni della sensibilità . Ma questa applicazione appare problematica per la radicale etrogeneità che intercorre tra le categorie (intellettuali) e le intuizioni (sensibili) . A tale questione risponde lo schematismo trascendentale , il quale si propone di trovare un termine intermedio che sia omogeneo , da un lato , con il carattere sensibile delle intuizioni e , dall' altro , con la natura intellegibile delle categorie . L' anello intermedio può essere dato soltanto da una facoltà che sia essa stessa intermedia tra la sensibilità e l' intelletto , riunendo in sè aspetti della prima come del secondo . Questa facoltà è l' immaginazione pura (o produttiva) , intesa come "effetto dell' intelletto sulla sensibilità e sua prima applicazione a soggetti dell' intuizione possibile" : come la sensibilità , l' immaginazione ha per oggetto intuizioni , ma come l' intelletto (del quale già risente l' influsso) , è in grado di operare un primo livello di sintesi dei dati empirici ("sintesi empirica") che prepara e prefigura la "sintesi trscendentale" , di natura concettuale , operata dall' intelletto . L' immaginazine è ciò che ci consente di intuire i dati empirici non soltanto nel tempo , ma in una determinata modalità temporale , per esempio la contemporaneità o la successione del tempo , e implica pertanto già una certa forma di connessione . Queste "determinazioni del tempo secondo regole" , prodotte dall' immaginazione , sono gli schemi trscendentali puri , che costituiscono l' elemento di raccordo tra intuizioni e categorie : in quanto determinazioni del tempo , essi sono infatti omogenei con l' elemento sensibile (il tempo è un' intuizione della sensibilità) ; in quanto determinazioni secondo "regole" di natura intellettuale , essi rimandano invece alle categorie , delle quali quelle regole stanno a fondamento . In questo modo si stabilisce una corrispondenza precisa tra i singoli schemi puri e le singole categorie o almeno i singoli gruppi di categorie . Così , ad esempio , per limitarci alle categorie della relazione , allo schema puro della permanenza del tempo corrisponde la categoria della sostanza ; a quello della successione la categoria della causalità ; a quello della contemporaneità la categoria della comunanza d' azione . In concreto , quando l' immaginazione mi dà , ad esempio , due fenomeni in successione , io devo connetterli applicando la categoria della causalità , poichè la successione fornitami dall' immaginazione non è che , per così dire , la proiezione della categoria (intellettuale) della causalità sul piano (sensibile) dell' intuizione del tempo . Abbiamo detto che gli schemi sono determinazioni del tempo secondo regole . Ma queste ultime non sono altro che le "regole dell' uso oggettivo delle categorie", cioè i criteri che stanno a fondamento di ogni uso legittimo dell' intelletto. Essendo tanto generali da fondare ogni conoscenza senza essere a loro volta fondate su norme più elevate , tali regole prendono il nome di principi puri dell' intelletto e si dividono in quattro gruppi . 1) Gli assiomi dell' intuizione hanno come principio che "tutte le intuizioni sono quantità estensive" . Tutti gli oggetti che noi intuiamo nello spazio e nel tempo sono per ciò stesso dati come quantità . Noi non possiamo intuire oggetti se non in forma quantitativa . Il che implica la possibilità e insieme la necessità di applicare la matematica (la scienza della quantità) alla conoscenza degli oggetti naturali , ossia alla fisica . 2) Le anticipazioni della percezione hanno come principio : "In tutti i fenomeni il reale che è oggetto della sensazione ha una qualità intensiva , cioè un grado" . Tutte le percezioni hanno un determinato grado di intensità : è impossibile percepire senza avere l' impressione soggettiva dell' intensità . Ma a quest' ultima corrisponde , sul piano dell' esperienza oggettiva , un grado , ossia una grandezza misurabile , le cui variazioni possono essere previste e misurate dall' intelletto (di qui l' espressione "anticipazioni della percezione" da parte dell' intelletto) . Anche qui si garantisce l' applicabilità della matematica alla conoscenza della natura . 3) Le analogie dell' esperienza sono forse le più importanti ed hanno come principio generale che "l' esperienza è possibile soltanto mediante una rappresentazione di una connessione necessaria delle percezioni" . In altri termini : l' esperienza del mondo naturale è possibile soltanto in quanto esso si configura come un insieme di leggi necessarie . Le connessioni necessarie che l' intelletto istituisce tra i fenomeni possono essere tre : la permanenza , la successione e la simultaneità (che esprimono i tre schemi puri i quali , a loro volta , corrispondono alle categorie della sostanza , della causalità e della relazione reciproca) . Di qui scaturiscono tre analogie dell' esperienza . a) La prima analogia stabilisce il principio - che è presupposto indiscutibile della scienza della natura - della permanenza della sostanza : "In ogni cambiamento dei fenomeni la sostanza permane e la quantità di essa nella natura non aumenta nè diminuisce" . b) La seconda analogia contiene la legge della causalità necessaria : "Tutti i fenomeni accadono secondo la legge della connessione della causa e dell' effetto". In tal modo il problema humiano della causalità riceve una risposta definitiva da parte di Kant . c) La terza analogia sancisce il principio della simultaneità secondo la legge dell' azione reciproca : "Tutte le sostanze ,in quanto percepibili nello spazio come simultanee , si trovano tra loro in un' azione reciproca universale" . Questo principio , che estende quello della causalità necessaria (seconda analogia) dalla dimensione unidirezionale a quella pluridirezionale , consente di vedere l' intero mondo naturale come un insieme nel quale ciascun fenomeno è nello stesso tempo causa ed effetto di tutti gli altri (si pensi alla gravitazione universale di Newton) . 4) I postulati del pensiero empirico in generale non riguardano la determinazione degli oggetti quanto al loro contenuto , ma si limitano a decidere se esso è soltanto possibile (quando "è in accordo con le condizioni formali dell' esperienza" , cioè quando può essere dato nello spazio e nel tempo e può essere oggetto di sintesi categoriale) , oppure è reale (quando "si connette con le condizioni materiali dell' esperienza" , ossia quando è dato da una sensazione effettiva) , oppure è necessario (quando la sua connessione con il reale "è determinata secondo le condizioni universali dell' esperienza" , cioè è dimostrabile in base a una legge universale della natura) . I princìpi puri dell' intelletto coincidono per Kant con le leggi universali della natura (che corrispondono a loro volta ai princìpi della scienza newtoniana) . In questo modo Kant giunge alla soluzione di uno dei problemi fondamentali della Critica : come sia possibile una natura in generale (e quindi una fisica come scienza pura) . Intesa come insieme unitario dei fenomeni (natura materialiter spectata) la natura è resa possibile dalle leggi della sensibilità , secondo le quali le sensazioni sono percepite e ordinate nello spazio e nel tempo . Considerata invece come complesso unitario delle leggi che connettono i fenomeni in maniera necessaria (natura formaliter spectata) , la natura è resa possibile dalle categorie e dai principi puri dell' intelletto . L' unità che si riscontra nel mondo naturale non è dunque intrinseca alle cose in sè (che non vengono conosciute) , ma il riflesso , nel mondo fenomenico, dell' unità trascendentale (dell' io penso) . Analogamente le leggi che connettono i fenomeni naturali sono ad essi prescritte dalle forme a priori dell' intelletto : La "rivoluzione copernicana" è completata : il carattere unitario e legale della natura non è dato dall' oggetto , ma da una proiezione del soggetto sull' oggetto . Siamo noi che costituiamo la natura come un insieme unitario di fenomeni , connesso da leggi necessarie che non sono altro che le regole fondamenteli del nostro intelletto , ossia le strutture trascendentali del nostro pensiero .

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