IL CARMIDE

plato

Oltre a Socrate , che riveste anche in questo dialogo una funzione determinante , incontriamo nel Carmide altri personaggi : Cherofonte , Crizia e Carmide che dà il nome al dialogo . Cherofonte ha una funzione drammaturgica , ma marginale , compare nelle prime battute dell'opera insieme ad altri amici di Socrate ed è caratterizzato da un' indole un pò eccessiva nelle sue manifestazioni . Era amico e discepolo di Platone ; esponente del partito democratico , all'avvento dei Trenta Tiranni , era fuggito in esilio ed era rientrato in Atene , dopo la restaurazione di Trasibulo . Crizia , che interviene nella seconda parte del dialogo , dando alla ricerca un contributo significativo , è un personaggio di nobilissima famiglia ateniese , zio materno di Platone stesso ed esponente del partito aristocratico . Carmide viene scelto come principale interlocutore per la sua bellezza , la nobile nascita , la notorietà e per la naturale attitudine alla poesia ed alla filosofia . Platone gli attribuisce anche un innato senso di temperanza . Come Crizia , anche Carmide era parente di Platone , in quanto fratello di Perictione , la madre di Platone . Con il cugino Crizia Carmide sarebbe morto nella battaglia di Munichia scontrandosi con i democratici . Conobbe e frequentò oltre a Socrate , anche Protagora . Il dialogo si immagina avvenuto nell'anno 432 a.c. poco dopo la battaglia di Potidea , cui Socrate stesso ha partecipato . Il luogo di svolgimento è la palestra di Taurea , posta di fronte all'antico tempio di Basile . All'interno vi sono già Socrate , Cherofonte e Crizia : solo in seguito entra anche Carmide , che si dice perseguitato da un forte mal di testa . Socrate finge di possedere un rimedio ( una specie di pozione da accompagnare con un incantesimo ) e ne approfitta per fare una delle sue disquisizioni più peculiari : il corpo si può curare solo unitamente all'anima : la ragione , dice Socrate , per cui ai medici greci sfugge la maggior parte delle malattie è proprio perchè non curano il corpo unitamente all'anima . Il corpo si cura con le medicine , le erbe , gli intrugli , ma l'anima ? Essa , dice Socrate , si cura con i bei discorsi , da cui nell'anima si genera la temperanza . Una volta stabilita la temperanza è facile ridare la salute al resto del corpo , spiega Socrate . Crizia fa notare a Socrate che Carmide , oltre ad essere bellissimo , possiede la temperanza per inclinazione naturale . Allora Socrate dice che non ha bisogno dell'incantesimo , ma solo dell'intruglio . Ma che cosa è la temperanza in buona fine ? Carmide prova a dare na prima definizione : temperanza è agire in modo ordinato e calmo . Però la sua ipotesi viene confutata : a trovare soluzioni , per esempio , non è certo il più calmo e lento a riflettere , ma chi agisce con la massima tempestività e facilità . Allora Carmide dice che la temperanza suscita sentimenti di vergogna , spinge l'uomo a provarli e quindi essa si identifica con il pudore . Ma la temperanza deve essere una cosa bella e buona , mentre il pudore non è più buono che cattivo . La definizione non regge . Carmide dà ragione a Socrate e prova a dare una terza definizione : la temperanza consiste nell'occuparsi delle proprie cose . Socrate è allibito da questa definizione strampalata : vuole convincere Carmide della stoltezza che ha detto e gli fa un esempio . Sarebbe forse governata bene una città in cui ciascuno dovesse tessere , lavare , fabbricare i propri calzari , sfornarsi il pane ... prodursi insomma tutti gli oggetti di uso personale , senza occuparsi di cose altrui , ma badando unicamente alle proprie ? Carmide si accorge che la sua definizione era errata e dà ragione a Socrate . Ma ecco che interviene Crizia in difesa di questa definizione . Il termine occuparsi , spiega , è ben diverso da fare : temperante è chi si occupa delle cose che sono proprie . Crizia prova poi a dare delle definizioni di temperanza : essa consiste nel conoscere se stessi , proprio come diceva l'iscrizione all'entrata del tempio di Delfi : " conosci te stesso " . Socrate gli fa notare che se la temperanza è volta alla conoscenza di qualcosa , allora è una scienza . La medicina , scienza della salute , cosa procura agli uomii ? La salute . E l'architettura , la scienza del costruire , cosa procura ? Le case . Ma la temperanza , volta alla conoscenza di se stessi , che cosa procura , dice Socrate ? Crizia però dice che la temperanza non è una scienza comune . D'altronde la matematica e la geometria , ad esempio , che opere portano che siano equivalenti della salute o della casa ? Crizia dice che la temperanza è l'unica scienza di se stessa , che non ha scopi al di fuori di se stessa . Poi Crizia definisce la temperanza come scienza di se stessa e delle altre scienze . Ma Socrate gli chiede se esiste una vista che non sia vista di quelle cose di cui lo sono le altre viste , ma piuttosto sia vista di se stessa e delle altre viste e pur essendo una vista non veda nessun colore , ma soltanto se stessa e le altre viste . E' impossibile , quindi Socrate confuta la tesi di Crizia . Prende la parola Socrate e arriva a dire che la temperanza è bella e utile . Poi arriva a dire che la temperanza è una scienza e , in quanto scienza , rende facile l'apprendimento . Ma essa può dare la felicità ? Se regnasse pienamente su di noi tutto sarebbe fatto secondo scienza e un nocchiero che non fosse tale non potrebbe ingannarci sostenendo di esserlo , nè un medico , nè uno stratega . La vita sarebbe migliore perchè si uscirebbe incolumi dal mare e si avrebbero tutte le vesti ed i calzari ben fatti perchè si sceglierebbe il calzolaio più esperto . L'ignoranza non potrebbe insinuarsi nel nostro agire . Però la temperanza potrebbe dare la felicità solo se coincidesse con la scienza del bene e del male . Alla fine il dialogo si conclude con un nulla di fatto e gli amici rimandano il tutto ad un nuovo incontro futuro .

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